«Dateci il gas oppure vi lasciamo al buio». La minaccia del leghista ticinese all’Italia

Oltre confine Il leghista Lorenzo Quadri avverte il nostro Paese: «Dipendete dall Svizzera per le forniture elettriche»

Per una sorta di teoria dei vasi comunicanti dettata dalla crisi energetica, dal Ticino arriva un “aut aut” all’Italia sul doppio binario “luce-gas”. È il consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, ad innescare la miccia, partendo dalla (totale) dipendenza del Ticino per quanto concerne le forniture di gas stoccate in Italia, con l’accordo di “solidarietà” tra i due Paesi in alto mare a causa della crisi politica italiana.

Il ragionamento di Quadri - che sulla copertina del “Mattino della Domenica” ha raffigurato i vertici del Governo federale in “stile mongolfiera” (con il presidente Ignazio Cassi che tiene ben salda tra le mani una bandiera italiana) - è diretto e inevitabilmente destinato a sollevare nuove polemiche: «I vicini a nord (leggasi Germania, ndr) non hanno intenzione di sottoscrivere accordi di solidarietà. Quelli a sud nemmeno». Da qui la stoccata: «Il Belpaese è fortemente dipendente dalla rete svizzera per l’approvvigionamento elettrico. Ai vicini a sud (l’Italia, ndr) suggerisco di non fare scherzi strani sul gas (il Ticino è collegato alla rete italiana e non a quella svizzera) perché noi possiamo lasciarli al buio».

E per rendere più credibile l’aut aut, ricordando che sono i due Governi a condurre le danze e non i singoli Cantoni, il consigliere nazionale e direttore “Il Mattino della Domenica” ha citato un precedente poco rassicurante al di qua del confine, quello del 28 settembre 2003 quando «l’intera Italia all’improvviso si trovò al buio», con un maxi blackout che «si protrasse per diverse ore». «Cos’era successo? - la sottolineatura di Lorenzo Quadri -. In Svizzera un albero era caduto su una condotta elettrica del Lucomagno, facendola saltare. L’evento provocò una reazione a catena che bloccò la corrente elettrica destinata all’Italia». È chiaro che qui le regole d’ingaggio sono molto diverse, considerato che l’Italia sin qui ha dato propria di grande lealtà nei confronti dei vicini. Il riferimento è ai mesi bui della prima ondata di contagi, quando il nostro Paese volutamente non ha precettato - pur a fronte di una situazione pesantissima nei nostri ospedali - il personale sanitario impiegato nel Cantone di vicina e in generale nella sanità svizzera. Di sicuro, il nostro ministero della Transizione Ecologica quanto prima farà luce sulla vicenda, che - come rimarcato anche sul nostro inserto “Frontiera” attraverso le parole del consigliere nazionale Marco Romano - preoccupa (e non poco) il Ticino. M. Pal.

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