«Dati sull’epidemia sono ancora incerti
Allentare le norme? Serve altro tempo»

Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici e membro del comitato tecnico scientifico della Regione: «Oggi inizia la settimana critica, quella che potrà dare qualche elemento in più per capire se questo lockdown è stato efficace»

Troppo fragili i dati che sembrano annunciare un rallentamento di questa seconda fase della pandemia, mollare adesso sul fronte della regole sarebbe un errore che rischiamo di pagare caro dopo le feste.

Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como e di quello lombardo, oltre che membro del Cts, il comitato scientifico regionale che fornisce consulenza al governo del Pirellone, non smentisce la prudenza e la visione a lungo termine che in questi lunghi mesi di pandemia ne hanno fatto uno degli interpreti più affidabili della situazione. E oggi, come sempre, invita a non cedere ai facili entusiasmi per i numeri in calo dei contagi.

Dottor Spata, come valuta i dati di questi giorni?

I valori a Como sembrano indicare un rallentamento del contagio, ma restiamo pur sempre la quarta provincia più colpita della Lombardia. I numeri sono sempre elevati, anche se gli accessi in Terapia intensiva stanno diminuendo. La situazione sicuramente è ancora critica.

Anche perché purtroppo i decessi continuano a essere molti...

I decessi registrano ancora numeri abbastanza importanti. Bisogna vedere cosa succederà in questa nuova settimana di lockdown parziale. Ora è presto per giudicare se le misure fin qui adottate sono state davvero utili a invertire la tendenza della pandemia a Como.

Quindi è presto per dire che la curva epidemiologica ha svoltato sul nostro territorio?

Sono sempre molto cauto in questo genere di valutazioni e previsioni. Certo me lo auguro, come tutti d’altra parte, ma credo che dobbiamo fare ancora un sforzo prima di vedere se gli effetti di questo lockdown parziale sono confermati e consolidati

Qual è oggi la situazione negli ospedali?

La situazione è ancora di emergenza, va tenuta sotto controllo e questo è uno motivi principali per cui non bisogna assolutamente mollare

E la medicina di base?

I medici di base continuano a essere sottoposti a una pressione molto forte. Non aiuta in queste settimane l’impegno per la distribuzione dei vaccini antiinfluenzali. Finalmente ci è stato consegnato dalla Regione il lotto di dosi più cospicuo, quindi adesso dovremo procede alla somministrazione massiccia, compresa quella a malati fragili o allettati per la quale dobbiamo recarci a domicilio, pur con tutta la prudenza del caso.

Torniamo alle misure e alla zona rossa. Si guarda al 27 novembre per il passaggio alla fascia arancione e l’allentamento delle restrizioni. La preoccupa questa prospettiva?

Come dicevo, oggi inizia la settimana critica, quella che potrà dare qualche elemento in più per capire se questo lockdown è stato efficace.

Subito dopo si guarda al Natale e alle feste, già si parla di mitigare le chiusure per consentire lo shopping...

Non rischiamo di vanificare gli sforzi fatti finora?

C’è ancora tutto il tempo per decidere con il conforto di cifre più attendibili e ponderate. Certo, l’idea di mollare la sorveglianza per la pausa natalizia e poi ritrovarci nelle medesime condizioni di oggi, con una terza ondata del contagio, non è certo un prospettiva sensata. La priorità deve essere sempre quella di tenere la situazione sotto controllo.

Le sembra che ci sia meno voglia di rispettare le regole rispetto alla scorsa primavera?

La gente deve capire una cosa: ci sono tanti sanitari di una certa età - intendo sia infermieri che medici - che sono a casa perché sono positivi. E a Como nella seconda ondata abbiamo perso già due medici, che vanno ad aggiungersi ai lutti della prima ondata sia qui che nel resto d’Italia. Stiamo attenti, tutti i reparti degli ospedali e la medicina del territorio sono tutt’altro che fuori dalla fase critica. Non è ancora il momento di iniziare a fare questi ragionamenti sull’allentamento delle regole, concentriamoci piuttosto sul loro rispetto. Procediamo con cautela, la gente non si rende conto di quanto sia ancora a rischio di collasso la situazione nelle strutture sanitarie.

Siamo ancora alla fase degli annunci sul vaccino e già ci sono polemiche e spaccature fra gli esperti: lei cosa ne pensa?

La vaccinazione va fatta. È noto qual è la mia posizione in generale sull’argomento, e quanto mi sono speso all’epoca della polemica no vax perché la vaccinazione contro il morbillo diventasse obbligatoria. Quindi chiaramente sono a favore anche di questa vaccinazione, anche se sarà la scienza a dire qual è il ritrovato migliore e che offre più garanzie. Al momento si guarda a quello della Pfizer, ma ce ne sono diversi altri in corso di valutazione. L’importante è farsi trovare pronti, e qui lancio un appello alle istituzioni affinché si organizzino per tempo. Non è facile mettere a punto una campagna vaccinale che coinvolge tutta una popolazione: pensiamo solo a quanti problemi abbiamo avuto con il vaccino antiinfluenzale. Ma è l’unico modo che abbiamo per combattere davvero il virus.

Crede che il vaccino dovrebbe essere obbligatorio?

Vediamo prima in che condizioni ci arriviamo. In generale non mi piace l’idea di obbligare la gente a fare qualcosa, ma se è in gioco la salute pubblica credo che sarebbe doveroso prenderlo in considerazione. Torno al caso delle vaccinazioni per i bambini: abbiamo dovuto imporle,pena non potersi iscrivere a scuola. Una scelta che ha comportato tante polemiche, ma che ci ha portato all’immunità di gregge, quel dato di percentuale di vaccinati che ci garantisce che l’intera popolazione sia coperta contro quel tipo di contagio. L’obiettivo è questo anche per il Covid, se vogliamo davvero che la pandemia sia sconfitta.

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