Don Giusto: «Contro di noi attacchi anonimi»

L’intervento Il parroco di Rebbio si rivolge ai fedeli su Il focolare, foglio della parrocchia: «Questa città non è più abituata a confrontarsi democraticamente»

Solidarietà da un lato e denunce anonime dall’altro: è questo il binomio che da diverso tempo scandisce le attività dell’oratorio di Rebbio. «La vita della parrocchia di Rebbio è segnata anche da parecchie denunce ed esposti anonimi, si potrebbe dire in quasi tutti gli ambiti di azione» attacca così infatti don Giusto della Valle la riflessione pubblicata su Il focolare e destinata ai fedeli del quartiere.

Il prete fa riferimento a una serie di episodi susseguitasi negli ultimi anni che hanno visto alcune persone puntare il dito sulle attività messe in atto dalla parrocchia e dal parroco stesso: «Gli esposti ci sono stati fin dall’inizio dell’attività di volontariato in parrocchia, il più eclatante è stato il caso dell’esposto dell’allora segretaria cittadina della Lega, Alessandra Locatelli (cui era seguita un’ispezione dell’Ats per verificare il numero delle persone migranti ospitate negli spazi della parrocchia e a seguito della quale era stato stabilito che i numeri dovevano essere ridotti, ndr), nel 2017. Ma ce ne sono stati altri anche recentemente, sia per le attività della parrocchia a Rebbio che per il bene confiscato alle mafie a Oltrona San Mamette».

«Sulle case servono più fatti»

Ma il tema degli esposti anonimi è solo il punto di partenza di una riflessione che il prete estende all’intera città e cittadinanza di Como. «Mi chiedo perché questi “figli delle tenebre” che denunciano non abbiano il coraggio di farsi vivi per un colloquio faccia a faccia» scrive ancora. E poi a voce ribadisce queste parole: «Serve dialogo, confronto, lo abbiamo perso in questa città». Una città che, se si torna a leggere la sua riflessione, apre le porte a «ricchi e super-ricchi», ma le chiude di fronte alle famiglie ordinarie.

Il tema è naturalmente quello del caro affitti, affrontato dal parroco in una simile riflessione già l’anno scorso e recentemente toccato anche dal vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni nel discorso alla città in occasione di Sant’Abbondio. «Sono contento che il cardinale abbia sottolineato questa emergenza. Ora speriamo di riuscire a passare ai fatti. Da quando ho scritto quella riflessione nulla è cambiato». Anzi, a mancare secondo il parroco di Rebbio è una vera e propria visione del futuro che si desidera per la città nei prossimi dieci o vent’anni: «Vogliamo una città solo a misura di anziani e di turisti? Non c’è una visione sulla Como che vorremmo e chi l’amministra lascia fare, complice, al mondo degli affari».

Scuole chiuse

Un affondo che per don Giusto vale anche per quanto riguarda il caso della razionalizzazione delle strutture scolastiche e della conseguente chiusura di sei tra asili e primarie. «I bambini sono la cosa più importante per una città - ribadisce il parroco - Bisogna fare di tutto per tenere la scuola aperta perché la natalità va sostenuta in tutti i modi, anche a costo di perderci dei soldi, da parte del Comune, perché a lungo termine è questo che renderà viva la città».

A difendere questi diritti delle famiglie servirebbe, secondo il parroco, una maggiore presa di posizione da parte dei sindacati, per aiutare a formare comitati e gruppi in grado di far valere le proprie posizioni: «La logica di chi comanda è avere di fronte gente disgregata. La nostra città vive una grossa crisi di democrazia: pochi decidono e gli altri devono obbedire».

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