Dopo aver preso cocaina ferì la moglie con la spada. Patteggia 4 anni e 9 mesi

Palazzo di giustizia L’uomo si trova ora ai domiciliari. Colpì la donna in un raptus con una lama da Samurai. Lui non va in aula. La vittima presente alla sentenza

In preda ad un raptus successivo all’assunzione di cocaina, mentre si trovava in casa - un appartamento di via Magenta - con la moglie, aveva impugnato una spada giapponese conficcandola nel ventre della donna. Una ferita che per fortuna non aveva colpito organi vitali – la lama era entrata per qualche centimetro all’altezza dell’ombelico – ma che aveva reso necessario il ricovero d’urgenza all’ospedale Sant’Anna. E per la quale l’uomo, ieri, ha patteggiato una pena di 4 anni e 8 mesi.

La vittima, una signora di 56 anni, era stata operata ben due volte, la prima poco dopo essere entrata in pronto soccorso, la seconda tre giorni dopo. Rimase ricoverata per diverse settimane, fino ad essere dimessa il 10 febbraio di quest’anno, oltre un mese dopo all’aggressione datata 6 gennaio che era andata in scena nelle prime ore della mattina dell’Epifania. Per questo episodio Roberto Lusenti – 42 anni, rappresentato in aula dall’avvocato Francesca Binaghi – ha scelto la via del patteggiamento: 4 anni, 8 mesi e 9 giorni. Un accordo con la Procura (in un fascicolo gestito dal pubblico ministero Giuseppe Rose) avvenuto in fase di indagine e che ieri è stato ratificato dal giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti.

L’indagato, accusato del tentato omicidio della moglie, non era presente in aula. Da mesi infatti, dopo aver fatto il carcere al Bassone, è agli arresti domiciliari nella casa dei genitori con il braccialetto elettronico che ne monitora gli spostamenti. In aula, davanti al giudice, c’era invece la moglie – i due risultano ancora oggi sposati – che tuttavia non ha potuto costituirsi parte civile visto il patteggiamento avvenuto in fase di indagine. La donna, assistita dall’avvocato Simone Gilardi, sta valutando in queste ore una eventuale causa civile per il risarcimento del danno patito.

L’intervento, nell’appartamento di via Magenta in cui vivevano marito e moglie, era stato richiesto dalla donna ferita dal colpo di spada al ventre. Era mattina quando le volanti della polizia fecero irruzione nei locali del centro città. Secondo quella che è stata la ricostruzione effettuata dalla polizia, quella mattina Lusenti «versando in stato di alterazione – si legge sul capo di imputazione – causata dall’assunzione di sostanza stupefacente del tipo cocaina», si era rivolto alla moglie dicendo la frase «ti amo, dobbiamo morire insieme». Poi, dopo averla denudata e buttata a terra, l’aveva prima sbattuta contro il muro ed infine aveva impugnato la spada appuntita con cui l’aveva trafitta di punta (per fortuna per pochi centimetri) all’addome.

Il referto medico parlò infatti, in quei giorni, di «ferita penetrante» alla «regione sovraombelicale», ma anche di una ferita alla «dorsale paravertebrale» e di ulteriori contusioni varie. Da qui la contestazione di tentato omicidio e la conclusione della vicenda penale ieri mattina di fronte al giudice di Como che ha ritenuto congrua la pena di 4 anni, 8 mesi e 9 giorni. L’uomo era stato portato dalle volanti prima all’ospedale (per un controllo) poi in carcere dove, di fronte al gip, aveva dichiarato di non ricordare nulla di quella brutale aggressione alla moglie. Il marito, tempo dopo, era finito ai domiciliari dai genitori dove ancora oggi si trova.

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