Cronaca / Como città
Venerdì 12 Giugno 2020
«Dormitorio, accordo per via Cadorna»
Così Fermi “salva” Landriscina
Il presidente del consiglio regionale (Forza Italia) lancia una soluzione con l’Asst, proprietaria degli spazi: «E come sede definitiva l’ex convitto al San Martino»
Sul dormitorio il presidente del consiglio regionale, il forzista Alessandro Fermi, ha due soluzioni, già condivise con l’Asst Lariana: subito 50 posti temporanei in via Cadorna e poi altri 100 definitivi al San Martino.
Fermi parla di due ipotesi realizzabili, per dare una risposta al crescente bisogno di accoglienza divenuto un’esigenza stringente da questa settimana, con la chiusura degli spazi della Caritas. Un assist al Comune, finora incapace di trovare un’alternativa dopo lo stop di via Sirtori, nonostante si discuta da un anno della questione.
«In queste settimane insieme al direttore generale dell’Asst Lariana Fabio Banfi – spiega Fermi - ho voluto approfondire il tema dei cittadini senzatetto, che sta nuovamente assumendo contorni emergenziali. Abbiamo individuato una possibile e concreta soluzione divisa in due fasi. La prima, di carattere attuabile nell’immediato, prevede la possibilità di utilizzare gli spazi liberi al primo piano e di aggiungere quelli al secondo piano dell’edificio di proprietà dell’azienda ospedaliera in via Cadorna. Questo potrà garantire risposta per almeno una cinquantina di persone. Contemporaneamente si può provvedere alla sistemazione dell’ex convitto nell’area San Martino, da configurare poi come sede definitiva. La spesa per recuperare l’immobile e renderlo pienamente agibile e operativo è quantificabile in una cifra compresa tra 150mila e 200mila euro».
Gli spazi in via Cadorna accanto al Sert erano già stati offerti dall’Asst Lariana in piena epidemia per ospitare una ventina di senza fissa dimora positivi, un’eventualità per fortuna mai attuata. Quanto all’ex convitto si tratta di uno stabile non nel padiglione centrale, ma nella parte periferica dove predisporre un centinaio di posti letto circa. Dunque un centro d’accoglienza grande, capace di rispondere anche ad una crisi economica alle porte che dopo il lockdown potrebbe far crescere il bisogno di casa.
Non solo per i migranti stranieri, ma anche per gli italiani e i comaschi in difficoltà. La parte più consistente del San Martino, occorre ricordarlo, appartiene all’ospedale, a riguardo Fermi infatti ringrazia per la sensibilità il direttore Banfi. Sul dormitorio del resto la politica locale si agita da tempo.
L’anno scorso a luglio il consiglio comunale cittadino a maggioranza ha votato una mozione per aprire un nuovo spazio per l’accoglienza. Anche ampi settori del centro destra, per esempio Fratelli d ’Italia, hanno incalzato il sindaco Mario Landriscina per arrivare a un dunque. Salvo trovare la contrarietà ferma della Lega. «Quelle avanzate sono due ipotesi percorribili, concrete e praticabili da subito con costi contenuti – dice ancora Fermi – la questione necessita di una soluzione per evidenti necessità di dignità, igiene e sicurezza. Stiamo parlando di cittadini indigenti ai quali credo debba essere offerta un’opportunità di ricovero soprattutto in un momento di grave crisi economica e sociale. Si aggiunga il dovere di garantire il decoro e l’ordine in città. Ora credo che dopo lunghi dibattiti lunghi durati anche più di un anno l’amministrazione comunale debba cogliere subito questa opportunità. Non mi pare ci siano più motivi per ritardare ancora, è un tema non più rinviabile. Adesso non ci sono più scuse».
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