Cronaca / Como città
Lunedì 13 Maggio 2024
Duomo, storia lunga 941 anni: «Qui la pietra è simbolo di Fede»
L’anniversario Risale al 13 maggio 1083 la dedicazione della prima Cattedrale di Santa Maria Maggiore
Sono 941 gli anni che separano i nostri giorni dal 13 maggio 1083. Fu in questa data che si tenne la dedicazione della prima Cattedrale di Santa Maria Maggiore, sulle cui fondamenta – dalla fine XIV secolo – venne costruita l’attuale chiesa madre della Diocesi di Como.
Ieri mattina è stata solennemente ricordata tale ricorrenza nel corso della celebrazione presieduta da monsignor Ivan Salvadori, vicario generale, a nome del vescovo Oscar Cantoni. «Vorrei provare a interpretare lo “spartito di pietra” della nostra Cattedrale – ha detto nell’omelia – per cogliere, nella sua splendida materia, il valore simbolico e spirituale dei principali stili architettonici che vi possiamo riconoscere».
Si parte dal gusto gotico delle tre navate, in cui si riconosce «lo slancio verso l’alto e la luminosità». Perfetta soluzione, questa, per trasmettere rispettivamente «l’anelito dell’uomo a Dio» e il «segno della bellezza divina che – con i suoi colori – ci viene incontro e trasfigura le cose e gli uomini». Lo stile rinascimentale del presbiterio e delle absidi, invece, punta alla «ricerca dell’ordine e della perfezione geometrica, per celebrare il fatto che ciò che si celebra nel tempio è un evento di salvezza». Infatti, «se il peccato è foriero di caos e di disordine, l’Eucaristia che si celebra in chiesa ricostituisce l’ordine del creato con il suo creatore, ricompone l’unità, lega tutti gli uomini nel vincolo della carità».
Infine, lo stile barocco della cupola settecentesca, in grado di suscitare «lo stupore per l’eccesso, il rapimento estatico - e senza fine - di fronte alla grandezza di Dio», come ha ricordato il vicario generale. Una sintesi dei tre ordini artistici si può cogliere nell’altare trecentesco, «dove si uniscono idealmente le linee gotiche, rinascimentali e barocche». Proprio qui, «nel mistero dell’altare, diventano percepibili per noi la luce impenetrabile del Padre (cantata dal gotico), la perfezione del Figlio che si dona (celebrata dal rinascimento) e l’eccedenza di amore dello Spirito (resa visibile dal barocco). Entrare nello spazio trinitario di Dio e lasciarsi investire dalla sua presenza: è questa la vocazione ultima dell’uomo», ha concluso monsignor Salvadori.
Ieri, poi, in Duomo è stata accolta la statua, conservata a Maccio di Villaguardia, della Madonna di Fatima, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda la sua apparizione. Per l’occasione, in serata si è tenuta la processione aux flambeaux al termine del rosario.
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