È caccia ai giovani medici: «A 27 anni ho 2mila assistiti»

Sanità Gli specializzandi vanno a coprire buchi negli ospedali e sul territorio. Ma i reparti più in emergenza non trovano camici bianchi

Giovani medici subito in prima linea. Si sono svolti i test per l’ammissione alle scuole di specializzazione di medicina (239 i partecipanti all’università dell’Insubria). Circa un terzo dei posti rischia di restare vuoto: la maggioranza delle richieste si concentra in specialità come dermatologia, ginecologia, cardiologia, chirurgia plastica, le poche aree sanitarie dove è più facile fare attività privata. Mentre nei reparti come anestesia, emergenza urgenza o radioterapia, mancano le vocazioni.

Chi non riesce a entrare nelle scuole più ambite preferisce attendere l’anno successivo per rifare il test, nel mentre si prende un periodo sabbatico comunque già carico di lavoro. I neo laureati con la sola iscrizione all’Ordine vengono subissati dalle richieste per fare sostituzioni nella medicina di base, ancor più adesso con le ferie estive. Oppure fanno i turni, pur rischiosi, nei Pronto soccorso. Tramite le cooperative esterne un gettone in un solo weekend può valere circa mille euro, ben più del normale contratto nazionale.

Le testimonianze

«È un periodo di interregno, da subito molto faticoso – racconta Giacomo Genesi, 29 anni, specializzando in Geriatria al Sant’Anna – ai giovani neo laureati vengono proposti fin dall’inizio turni in Pronto soccorso da dodici ore, sostituzioni negli studi medici per migliaia di assistiti, con paghe non sempre allettanti. Un tempo i medici in formazione dovevano aspettare anni senza stipendio prima di iniziare davvero la carriera, adesso invece data la carenza veniamo spremuti. Tutti noi però, è chiaro, cerchiamo migliori condizioni di vita, riconoscimenti professionali ed economici. Io stesso sono scappato da un’altra provincia per il troppo stress. Qui a Como invece mi trovo benissimo, ho trovato la mia strada». Sono altri quattro o cinque anni di formazione, in base alle diverse specialità mediche.

«Io dopo la laurea in psicologia ho deciso di diventare medico – spiega Giorgia Martello, giovane neo mamma anche lei specializzanda al Sant’Anna – ho scelto la cura degli anziani che è un campo vasto e certo impegnativo, ma credo sia un’esperienza importante e conto di entrare presto nell’organico dell’ospedale. Penso però che per aiutare i giovani medici occorra cambiare test e selezioni, il meccanismo non funziona. Tutti si orientano verso le poche specialità più redditizie, lasciando scoperte le altre che però sono necessarie per il funzionamento del sistema sanitario e che quindi andrebbero valorizzate».

Diversi reparti ospedalieri sono in sofferenza, c’è chi si sposta verso il privato o parte oltre confine. Anche tra i medici di famiglia ci sono grandi vuoti. «Io sono in sostituzione ed ho già circa 2mila assistiti – dice Lorenzo Abate, ex liceale del Volta di 27 anni ora medico a Lipomo e Montorfano – ho raccolto il testimone della dottoressa che è andata in pensione. Grazie ai colleghi che fanno parte della rete e al personale amministrativo comunque ho un grande aiuto. Ora iniziando il corso di specializzazione per diventare titolare avrò una quota di pazienti inferiore, un fatto che mi spiace per i pazienti, ma che credo sia giusto professionalmente per riuscire a fare al meglio il mio mestiere».

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