Eletti prima del 2012, taglio ai vitalizi: «Ma non si può»

Politica Ricalcolo per gli assegni di 800 ex deputati, sulla base del sistema contributivo. Tra i comaschi Mario Alberto Taborelli e Aliverti

I vitalizi degli ex parlamentari eletti prima del 2012 resteranno agganciati al sistema contributivo e rimarrà quindi in vigore il taglio che era stato applicato con la misura adottata nel 2018. La sentenza del Consiglio di giurisdizione di Montecitorio di martedì ha confermato il ricalcolo degli assegni di circa 800 ex deputati, percepiti sulla base del metodo contributivo. Il sistema era stato introdotto nel 1996 per tutti i pensionati ed era poi stato esteso ai parlamentari dal gennaio del 2012. Questo significa che per i comaschi attualmente in carica a Roma i calcoli saranno in automatico soltanto su quanto effettivamente versato.

I commenti

Nel corso degli anni sulla questione ci sono stati ricorsi e pronunciamenti fino all’ultima decisione di pochi giorni fa (che potrà ancora essere appellata, cosa che molto probabilmente avverrà). Le reazioni dei comaschi? L’ex deputato Mario Alberto Taborelli, a Montecitorio dal 1996 al 2006, si limita sottolineare che il suo compenso «era già stato decurtato con tagli di oltre il 30%, ma sull’ultima decisione non ho ancora letto nulla». Gianfranco Aliverti, parlamentare Dc per quattro legislature (fino al 1994) prende tempo: «C’erano già stati tagli e poi erano stati rifatti i conteggi e riconfermato il contributivo. Ad ogni modo non ho ancora visto la nuova decisione anche perché mi hanno mandato un documento di oltre cento pagine. Su questo tema siamo stati messi più volte in cattiva luce, ma la questione era stata sistemata e non credo ci saranno variazioni anche se, come accaduto in passato, a volte procedono d’ufficio senza dare comunicazioni agli interessati e questo non è corretto».

La questione, almeno a livello nazionale, non è comunque ancora chiusa. L’associazione degli ex parlamenti è infatti intervenuta per contestare la decisione del Consiglio di giurisdizione della Camera sostenendo che «nessun cittadino può essere penalizzato per il passato, come ha più volte ribadito la Corte Costituzionale» e parlando di «precedente inquietante per tutti i pensionati» annunciando «iniziative a tutela dei diritti fondamentali del cittadino». Proprio in vista dei prossimi gradi di giudizio lo Stato ha infatti accantonato le cifre corrispondenti ai risparmi.

Lo scenario

Sulla retroattività delle decisioni era intervenuto negli anni scorsi, quando vennero fatti i primi ricorsi, anche un altro ex parlamentare comasco, Gabriele Ostinelli (per lui il taglio era stato del 40%) che aveva ribadito a gran voce che tutto era stato fatto secondo la legge «seguendo le indicazioni degli uffici». All’epoca della maxi sforbiciata il più penalizzato era risultato Renzo Pigni (nel frattempo scomparso) che aveva avuto un taglio del 79%.

Tra l’altro da più parti si chiede chiarezza sulle regole diverse tra Camera e Senato dove, un anno fa, c’erano state polemiche feroci dopo la cancellazione del ricalcolo per gli ex senatori. Alla Camera, invece, è confermato ed è prevista una sola deroga al contributivo: se, in base al meccanismo dovesse risultare, per i parlamentari con più legislature, un assegno di importo superiore a quello previsto dal precedente sistema retributivo, la pensione dell’interessato resterebbe limitata all’importo minore.

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