Cronaca / Como città
Martedì 10 Marzo 2020
Coronavirus, la città è un deserto
Al via i controlli sugli spostamenti
Fuori dal Comune solo per seri motivi
Per uscire servono un motivo serio e un modulo - Verifiche anche sul rispetto degli orari di bar e ristoranti. Immagini spettrali dal capoluogo. Traffico nullo, pochi pedoni
Si può uscire dal proprio Comune di residenza solo per motivi di lavoro, ragioni di salute, o altre gravi necessità. Le forze dell’ordine controlleranno: chi verrà trovato fuori dal proprio Comune di residenza dovrà spiegarne il motivo, compilando una autocertificazione. E su quanto dichiarato verranno effettuate verifiche, visto che autocertificare il falso è un reato penale.
Sono gli effetti del decreto firmato dal presidente del Consiglio per contenere l’epidemia da coronavirus. Agli uomini della forze dell’ordine ieri è stato detto che il decreto va interpretato esattamente in questo modo: non si può uscire dal proprio Comune di residenza se non per seri e giustificati motivi. Questa mattina la città è vuota. Non c’è traffico, pochissimi pedoni.
Già ieri sono iniziati i primi controlli in città e sul territorio della provincia per verificare il rispetto dell’articolo 1 del decreto. La sintesi è nota: state a casa, che è poi, in questa fase acuta, l’unico modo per sperare di limitare il contagio. I primi controlli - con il coordinamento della prefettura - polizia, carabinieri e guardia di finanza li hanno effettuati a campione e in modo soft ma già da oggi arriverà la stretta. L’altra sera si badava soprattutto all’obbligo, per bar e ristoranti, di chiudere alle 18. Non risulta che qualcuno abbia sgarrato,neppure di un minuto. Ora invece, oltre ai pubblici esercizi, sotto controllo finiscono tutti: noi lavoratori, noi pensionati, noi studenti, noi genitori.
Per giustificare i nostri spostamenti - ove giustificabili - bisogna compilare un modulo prestampato, che si può reperire online o facendone richiesta all’Urp della questura o ancora - ed è forse la via più semplice - compilandolo direttamente con poliziotti o carabinieri in caso di controllo. Il modulo servirà a giustificare lo spostamento dal proprio Comune di residenza. Dalla questura fanno sapere che saranno eseguiti controlli anche per valutare eventuali false certificazioni (reato penale) e che soprattutto l’intenzione è quella di far rispettare i divieti senza troppi distinguo.
Intanto ieri si sono visti i primi effetti dei divieti sulla città “normale”, quella che lavora e che è abituata a muoversi e a vivere senza limitazioni.
Il centro storico non si è svuotato del tutto, ma di gente ne circolava, fortunatamente, poca, segno che l’ordinanza è stata, almeno in parte, recepita. Bar e ristoranti possono restare aperti fino alle 18 e quelli che lo hanno fatto, sapendo di rinunciare al turno serale, speravano di recuperare qualcosa nell’arco della giornata, ma girando per le “vasche” della Città Murata sono pochissimi gli avventori, al punto che non sono pochi quelli che hanno serrato prima dell’ora fatidica.
Dietro alle vetrine dei negozi aperti, i commessi occhieggiano i passanti domandandosi se qualcuno vorrà entrare, ma, evidentemente, tutto quanto non è strettamente necessario in questo momento di incertezza suona effimero.
Per strada si cammina tenendosi a una distanza di ben più di un metro anche se le coppie non si preoccupano più di tanto. Viale Varese, dove abitualmente trovare un parcheggio dipende da una botta di fortuna clamorosa, è semi deserto e nell’ultima parte, quella verso Torre Gattoni, addirittura c’era un’unica automobile parcheggiata.
Pochissimi in giro sul lungolago e anche i giardini a lago sono dimenticati. Mancano 25 giorni al fatidico 4 aprile, e le misure potrebbero anche essere prolungate. Saranno settimane difficili e per molti, con tutte le spese, gli stipendi e le tasse da pagare, saranno dure. Ma limitare il contagio è fondamentale.n
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