Cronaca / Como città
Lunedì 22 Febbraio 2021
«Ero al brefotrofio con Daniela
La madre? Non sapevo nulla»
Luciana Suardi nel 1973 lavorava all’istituto di Rebbio - «Accudivo i bambini e li facevo giocare, certamente c’era anche lei»
Como
«In quegli anni lavoravo al brefotrofio di Rebbio, ero un’assistente che si occupava dei bambini, li accudivo e li facevo giocare. Certamente Daniela era fra di loro,anche se naturalmente non ho un ricordo preciso di lei e quindi della madre».
Luciana Suardi aveva solo 16 anni quando entrò nell’istituto di via Paoli (oggi sede del liceo Giovio) che ospitava la maternità e il brefotrofio dove visse i suoi primi due anni di vita Daniela Molinari, la donna di 47 anni che oggi sta disperatamente cercando la madre che la abbandonò perché si è ammalata di tumore e la mappa genetica di un genitore è indispensabile per mettere a punto una terapia.
«La medicina era la mia passione - racconta Luciana - il mio sogno era diventare infermiera». Originaria della bergamasca, da ragazza era arrivata a Como su indicazione di un conoscente del padre: prima a Villa Aprica, poi al brefotrofio, quindi all’ospedale di Mendrisio. Oggi vive in un paesino della provincia di Bergamo.
«Ho letto la storia di Daniela Molinari - racconta - e ne sono stata profondamente colpita non solo per la vicenda umana, ma anche perché sono tornata con la memoria a quel periodo e ai piccoli abbandonati di cui mi prendevo cura».
La testimonianza di Suardi è utile per definire un particolare che - vagliando le segnalazioni giunte dopo la diffusione dell’appello e in particolare dopo la messa in onda del servizio di “Chi l’ha visto” - non combacia con quanto Daniela sa della propria nascita. La scelta dell’anonimato da parte della madre è tutelata dalla legge, quindi l’accesso agli atti, in attesa dell’esito delle ricerche del giudice del Tribunale dei Minori di Milano, non è agevole: Daniela, dunque, dice di essere nata in istituto a Rebbio e poi di essere stata abbandonata lì dalla madre. Una delle segnalazioni si riferisce però a una bimba nata in un altro contesto: ad avvalorare questa ipotesi, è emersi in questi giorni che la registrazione di Daniela in istituto porta la data del 30 marzo 1973, quattro giorni dopo la nascita.
«La maternità - ricostruisce Luciana - era in un padiglione sul retro dell’istituto e in quegli anni non era più gestita dalle suore ma dall’ospedale», mentre il brefotrofio era in carico all’Amministrazione provinciale e gestito dalle suore di Maria Bambina. «È assolutamente verosimile che la signora abbia partorito in quel reparto e dopo qualche giorno di ricovero sia stata dimessa, mentre la piccola è stata presa in carico al brefotrofio. Questo spiegherebbe il fatto che le date non coincidono».
Intanto l’appello di Daniela continua a girare su giornali, social e tv. Nei prossimi giorni anche la trasmissione Mediaset “Pomeriggio 5” dovrebbe trasmettere un’intervista, mentre si aspetta che l’istanza depositata al Tribunale dei Minori di Milano produca i suoi effetti: se il nome della mamma di Daniela è riportato in qualche atto, l’indagine giudiziaria è certo la via più rapida e sicura per trovarlo.
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