Europee, la capolista del Movimento 5 Stelle: «Sì al reddito europeo di cittadinanza e al salario minimo»

Verso il voto Intervista a Maria Angela Danzì, parlamentare europea uscente e capolista del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione Nord Ovest

Dal reddito di cittadinanza europeo al contrasto alla violenza di genere: Maria Angela Danzì, capolista del Movimento 5 Stelle nella nostra circoscrizione, non perde di vista i temi nazionali, pur guardando a Bruxelles.

Lei è già eurodeputata. Nel corso della sua esperienza europea nella commissione Ambiente quali sono state le maggiori difficoltà?

Sull’ambiente c’è un forte ostracismo da parte della destra ma non solo. La difficoltà maggiore nella quale mi sono imbattuta riguarda la rappresentanza dei gruppi di cittadini non strutturati e delle piccole associazioni. Il peso delle grosse lobby è invece soffocante.

Come si è comportata in questi casi?

Ho fatto due cose: ho ascoltato i primi e ho contrastato, laddove necessario, le seconde. Per esempio, ho parlato con le mamme no-Pfas e le altre associazioni che si battono per sensibilizzare su questi composti chimici: sono sostanze molto diffuse, inquinanti e pericolose rilevate in misura massiccia nelle acque della Lombardia. Ho, al contrario, contrastato le lobby della plastica e dei fast food sul packaging. Hanno vinto le loro pressioni e a novembre l’Aula ha licenziato un regolamento che ridimensiona le proposte di rafforzamento del riuso.

In cosa si distinguono le proposte del Movimento 5 Stelle sulla sanità pubblica da quelle delle altre liste?

A parole tutti i partiti parlano di difesa del sistema sanitario nazionale, poi al Parlamento europeo il M5S è stata l’unica forza politica ad aver votato contro la riforma del Patto di Stabilità che porterà 13 miliardi di tagli l’anno per l’Italia e quindi anche alla sanità. La cura della salute deve essere pubblica e deve essere una cosa sola, come dice il protocollo europeo One Health.

Lei è originaria della Sicilia, terra di confine per eccellenza,come Como: in che modo l’Europa può supportare queste aree?

Proponiamo il tema della cooperazione transfrontaliera dalla lotta alla criminalità alle politiche energetiche. Sulle migrazioni chiediamo di lavorare su una “Terza via” che riduca la pressione sui nostri confini e contrasti alla radice la tratta di esseri umani. La recente riforma dell’asilo è stata deludente sia per la debole tutela dei diritti sia perché paesi come l’Italia vengono lasciati soli.

In cosa consiste questa “terza via”?

Proponiamo di istituire in Paesi terzi sicuri delle task force qualificate che esaminano le domande e gestiscono gli spostamenti in modo legale e senza pericoli per chi li compie.

Allargamento sì, ma non per tutti: è uno dei punti principali del programma. Cosa si intende?

Siamo contrari all’allargamento a Stati che non hanno una contiguità geografica e men che meno valoriale con l’Europa: facciamo riferimento esplicito alla Turchia, la cui ammissione all’Ue è in discussione da decenni, e proponiamo un supporto anche economico per la società civile turca. Invece il processo di adesione dei paesi dell’est europeo va persino accelerato, pur senza saltare i passaggi necessari a garantire una piena adesione ai principi della Ue.

Nel 2023 Giuseppe Conte aveva suggerito ad Antonio Tajani di firmare l’accordo con Pechino sulla Via della Seta, è cambiato qualcosa o è ancora pensabile promuovere maggiori rapporti tra Italia e Cina?

Con la Cina non dobbiamo avere nessuna sudditanza, è giusto tenere aperto il canale del dialogo su alcuni dossier multilaterali come ad esempio la lotta ai cambiamenti climatici e il rispetto dei diritti umani ma non possiamo ignorare la concorrenza sleale fatta alle nostre imprese. L’Europa deve proteggere le proprie infrastrutture strategiche e la sovranità tecnologica.

Nel programma si cita anche il tema della violenza sulle donne: si può affrontare a livello europeo?

Abbiamo votato contro la direttiva europea sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica approvata ad aprile perché non prevede fra i crimini europei quello di stupro, le molestie sul lavoro e le mutilazioni genitali femminili. Gli strumenti legislativi sono importanti.

Qualche esempio?

Proponiamo di ampliare le direttive europee sulla violenza domestica, riservando particolare attenzione alla protezione dei minori coinvolti, le cosiddette vittime collaterali che tanto collaterali non sono. Ma bisogna anche lavorare sulla prevenzione e sulla messa in sicurezza delle donne e dei loro figli prima che sia troppo tardi promuovendo la formazione di operatori giudiziari e dei servizi sociali in tutta Europa.

Cosa vi proponete di fare invece per migliorare le condizioni economiche delle famiglie italiane?

Bisogna intervenire sul reddito e sul mercato degli affitti. In Italia serve un salario minimo, a livello comunitario riteniamo fondamentale un reddito di cittadinanza europeo. Il primo perché c’è in altri Stati membri dove si è dimostrato un meccanismo virtuoso. Il reddito di cittadinanza europeo invece è importante per affrontare il diffuso fenomeno del dumping sociale e salariale tra i Paesi. Ma il salario non basta, se non c’è la garanzia di un alloggio dignitoso a prezzi accessibili.

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