Fallimento Calcio Como, 90 fornitori a bocca asciutta

Bancarotta Chiuso dopo nove anni il riparto del dissesto della società di Pietro Porro & soci. Perdono tutti. Al Comune di Como 6mila euro su 230mila. Beffati pure Sant’Anna e Croce Rossa

La notizia del milione di euro pagato dall’ex presidente del Calcio Como al Fondo di giustizia, per evitare un sequestro preventivo nell’ambito di un’indagine per frode fiscale, non è passata inosservata ai creditori dei lariani che, in seguito dal fallimento di nove anni fa, sono rimasti a bocca asciutta. Proprio nei mesi scorsi il curatore fallimentare ha depositato il cosiddetto riparto delle cifre a disposizione utili a ripagare i debiti accumulati dalla società di Pietro Porro & C. In totale poco più di 700mila euro su una cifra complessiva (ammessa al credito) di 3,5 milioni. Tradotto: solo un quinto dell’emorragia economica del Calcio Como srl ha ottenuto la trasfusione.

Sono oltre novanta, per contro, i creditori dell’ex società di via Sinigaglia rimasti completamente a bocca asciutta.

Ci rimettono tutti quanti. L’Agenzia delle entrate, innanzitutto, ovvero il fisco (e quindi le casse pubbliche). Chiedevano al Calcio Como il pagamento di tasse per 1,5 milioni, hanno ottenuto meno della metà: 660mila euro. Ed è andata bene. Perché tra i creditori privilegiati neanche tutti sono riusciti a vedersi il riconoscimento delle proprie pretese. Ad esempio: la srl Imposte Comunali Affini, ovvero la Ica la società di riscossione del Comune di Como (e non solo), sui 143mila euro richiesti ha avuto zero.

Con un pugno di mosche

Anche lo stesso Comune si è ritrovato sostanzialmente con una manciata di mosche in mano. Chiedeva il canone per l’utilizzo dello stadio Sinigaglia, in totale 230mila euro, il curatore ha potuto riconoscere a favore delle casse dell’amministrazione soltanto 6mila euro.

Ma i più arrabbiati sono tutti quei professionisti e quelle piccole imprese o i ristoranti che hanno fatto credito per mesi alla società azzurra e che hanno perso tutto. Qualche esempio: un paio di hotel cittadini vangavano 8500 euro, non hanno ottenuto nulla. Un consulente legale ha lavorato per una cifra complessiva di poco inferiore ai 19mila euro, e pure lui è rimasto a quota zero. La società che scorrazzava la squadra su e giù per l’Italia con i propri pullman doveva avere 45mila euro. Medesima sorte di tutti gli altri. Anche una banca, il Monte dei Paschi, aveva fatto credito per 114mila euro e mal gliene incolse.

E poi ci sono quei debiti che fanno arrabbiare: ad esempio gli oltre 19mila euro non pagati alla Croce Rossa di Como o i 6500 non versati ai Vigili del fuoco.

I guai giudiziari

Per la bancarotta del Calcio Como avevano patteggiato gli ex amministratori della società, tra i quali l’ex presidente Pietro Porro (2 anni) dopo avere rinunciato a 240mila euro di crediti (si era insinuato pure lui al fallimento) e aver depositato un assegno circolare da 400mila euro.

Lo stesso Porro si è ritrovato, nelle ultime settimane, ancora alle prese con la giustizia quando il giudice delle indagini preliminari ha emesso un decreto di sequestro preventivo da 1 milione di euro per presunte sovrafatturazioni della sua Ubv Group. Per evitare il sequestro l’imprenditore ha preferito fare un versamento al Fondo di giustizia. Ma l’indagine prosegue.

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