Farmaci, alcuni non si trovano più. Tra Como e Chiasso è caccia alla pillola

Il problema L’elenco dei medicinali carenti si è allungato del 70% dal 2019: oggi sono 3.600 - Sempre più utenti si rivolgono oltre confine, anche se in Ticino si registrano difficoltà analoghe

Farmaci carenti, l’elenco dal 2019 ad oggi si è allungato del 70%. Tra Como e Chiasso tornano così i frontalieri dei medicinali.

Fino a cinque anni fa l’agenzia nazionale del farmaco censiva 2.132 farmaci mancanti sul mercato interno, questo elenco aggiornato al corrente mese conta adesso 3.633 medicinali non disponibili. Un aumento, come detto, pari al 70%. È vero che esistono comunque 2.689 farmaci alternativi, ma in molti casi per medici e farmacisti suggerire una corretta terapia diventa complicato, soprattutto per quei pazienti da tanti anni abituati a prendere le stesse pastiglie. Antinfiammatori, antiepilettici, antibiotici, sono diversi i presidi assenti dalla produzione, oppure i cui principi attivi non sono reperibili dalle aziende locali. Il problema è esploso durante la pandemia.

La situazione

«Siamo diventati dipendenti dai mercati indiani e cinesi – conferma Giuseppe De Filippis, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Como – anche per ragioni di costi bassi qui alcuni prodotti non arrivano più. Non per forza farmaci salvavita, anche semplici antiallergici che invece per esempio in Svizzera si trovano ancora». Oltre confine ciclicamente ci sono dei farmaci disponibili che i comaschi vanno a comprare nelle farmacie di Chiasso. È già successo con presidi comuni come il Valsartan, un principio attivo contro l’ipertensione, con dei costosi antitumorali, oppure il Questran per le patologie dell’intestino e ancora l’Aldomet da 500 per le donne in gravidanza con problemi di pressione.

«Sì, ma anche qui dopo la pandemia il problema della carenza dei farmaci si è acuito - spiega Chiara Merloni, dalla omonima storica farmacia di Chiasso –. Sono diversi i medicinali per cui soffriamo mancanze ormai durature. Da noi succede in particolare con gli psicofarmaci, le benzodiazepine, oppure ad esempio con un medicinale ansiolitico molto comune che si usa per dormire, chiamato in Italia Tavor. Dunque il movimento c’è anche nel senso contrario. Molti ticinesi vengono a Como per comprare le medicine, spesso sono i medici di famiglia che suggeriscono direttamente ai pazienti questa opzione». A volte anche per ragioni di prezzo, qui i costi sono più contenuti. Infatti dalla metà del 2023 il numero delle ricette firmate dai medici della Svizzera italiana presentate nelle farmacie comasche è aumentato. Anche l’Ordine dei farmacisti ticinesi sul tema ha lanciato un appello, al pari della stessa autorità comasca. Oltre la dogana però almeno per i presidi più importanti una risposta è stata data.

A singola pastiglia

«È scattato il contingentamento di alcuni presidi – spiega ancora Merloni – in particolare da tempo per gli antibiotici, certi tipi adesso vengono venduti all’unità, dobbiamo dispensarli sfusi, a singola pastiglia. Il medico deve comunicare dosaggio e durata e il farmacista consegna al paziente l’esatto quantitativo. Così evitiamo sprechi e inoltre contrastiamo il fenomeno legato alla resistenza dei batteri». Prendere la dose sbagliata di antibiotici consente a volte agli agenti patogeni di sopravvivere e di imparare a contrastare l’azione dei medicinali. Simili sperimentazioni per la vendita dei farmaci sfusi in Italia non hanno mai davvero preso piede.

© RIPRODUZIONE RISERVATA