«Fatture false per derubare un’anziana». Rischia il processo

L’inchiesta Amministratrice di sostegno indagata per peculato e falso in atto pubblica. Spariti 55mila euro

Rischia di finire davanti a un giudice con una duplice gravissima accusa di peculato e di falso in atto pubblico una donna che, una decina di anni fa, aveva accettato di fare da amministratrice di sostegno nei confronti di una pensionata ricoverata in casa di riposo. Una disponibilità che, alcuni anni dopo, ha portato a un’indagine a suo carico perché dai conti della donna i cui interessi avrebbe dovuto curare sono spariti oltre 55mila euro. Denaro che l’amministratrice si sarebbe accreditata sul proprio conto corrente.

La denuncia

Fin qui la sintesi. Ora i dettagli. Rosangela Baserga, 64 anni residente a Colverde, ha ricevuto nei giorni scorsi un avviso di chiusura delle indagini preliminari a suo carico, atto firmato dal pubblico ministero Antonia Pavan. L’inchiesta nasce dopo che l’avvocato Oscar Romolo Fumagalli, legale dei nipoti dell’anziana donna vittima - almeno secondo le carte dell’accusa - della signora Baserga, ha depositato una denuncia querela per peculato. Dopo la morte dell’anziana, nel 2019, i nipoti hanno scoperto che tra il 2016 e il 2018 dal conto corrente della nonna uscivano di fatto ogni mese ingenti quantitativi di denaro: ora 1500 ora 1900, anche oltre 2000 euro per il pagamento di fatture per “prestazioni di assistenza”. Fatture, almeno all’apparenza, emesse dalla Cooperativa Santa Rita di Como.

Le fatture fasulle

L’inchiesta ha permesso di scoprire che in effetti la cooperativa cittadina, nel 2015, aveva prestato assistenza alla donna per gli orari dei pasti. Fino a quando l’amministratrice si era proposta di assistere lei a pranzo l’anziana in cambio di un compenso. Dopo un paio di mesi, la responsabile della cooperativa - non convinta della correttezza della procedura - aveva interrotto la collaborazione.

All’inizio dell’anno successivo, le fatture della cooperativa sarebbero continuate ad arrivare. Peccato che su quelle fatture - disconosciute dalla cooperativa stessa - ci fosse l’indicazione di un iban del tutto nuovo e diverso, quello del conto corrente della signora Baserga.

Da quel momento e per un periodo di quasi tre anni la donna si sarebbe accreditata di fatto uno stipendio mensile extra, giustificando con il giudice tutelare i bonifici - da qui l’accusa di falso in atto pubblico - come spese per “assistenza esterna”. L’inchiesta ha portato anche a raccogliere la testimonianza del personale della casa di riposo dove la donna è stata a lungo ricoverata, che ha confermato che non vi era alcuna assistenza esterna a sostegno della pensionata.

Gli investigatori hanno anche voluto approfondire, nel coso dell’indagine, la gestione di altre amministrazioni di sostegno fornite dall’indagata. Nel periodo del Covid, infatti, pare che la donna si sia proposta per curare gli interessi di altri anziani che necessitavano di amministrazione di sostegno. Da quanto emerso non sarebbero stati riscontrati ulteriori problemi o irregolarità.

A carico di Rosangela Baserga è anche scattato un sequestro preventivo pari all’entità del peculato a lei contestato, di poco superiore ai 55mila euro.

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