«Fatture gonfiate per evadere il fisco». L’ex patron del Como paga un milione

Guardia di finanza Per evitare il sequestro dei conti Pietro Porro versa le cifre contestate. Nei guai per le parole dell’amico: l’ho aiutato a creare ogni anno 450mil euro esentasse

Como

Dopo i guai per la bancarotta del Calcio Como, l’ex presidente dei lariani, Pietro Porro, torna a fare i conti con gli uffici della Procura cittadina. E, per evitare un sequestro ad opera della Guardia di finanza nell’ambito di una maxi indagine per frode fiscale, si fa avanti e deposita di propria spontanea volontà oltre un milione di euro la Fondo unico per la giustizia.

Le accuse

La vicenda che ha aperto un nuovo grattacapo legale per l’imprenditore, nove anni dopo il fallimento degli azzurri, riguarda una serie di fatture per operazioni in parte inesistenti che avrebbero consentito alla sua Ubv Group Spa (società di trasporti e logistica) di nascondere al fisco qualcosa come un milione di euro in quattro anni.

A inguaiare Porro è stato Micheal Rickado Anderson, imprenditore di Grandate di 58 anni, arrestato nel giugno 2022 nell’ambito di un’indagine che aveva portato a svelare un sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale messo a in atto tra il 2015 e il 2021 e che coinvolgeva la galassia di cooperative riconducibili allo stesso Anderson e alla socia Daniela Zambù. Dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, Anderson decise di collaborare. E da un lato ha raccontato dell’esistenza di una serie di società cartiere create solo con lo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, mentre dall’altro ha confessato una serie di sovrafatturazioni ad opera delle sue società capogruppo a favore di altre realtà produttive. L’accordo era quello di consentire ai propri clienti di gonfiare le spese per poter alleggerire le tasse, restituendo poi in nero e in contanti la somma eccedente.

La confessione

A raccontare il meccanismo era stato lo stesso Anderson: “L’accordo – confessò – che avevo con Pietro Porro prevedeva una restituzione di circa 35/40mila euro al mese, corrispondenti alle sovrafatturazioni, importo che consegnavo io personalmente allo stesso Porro nei suoi uffici di Fino Mornasco”.

Nelle scorse settimane gli uomini della Guardia di finanza del Gruppo Como hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di 2,3 milioni di euro. Tra l’altro il sequestro doveva riguardare lo stesso Pietro Porro (e in parte Liliana Gariboldi, amministratore pro tempore di Ubv) per una cifra complessiva di 600mila euro che si andava ad aggiungere al mezzo milione già versato sulle casse della Giustizia quando si era capito che l’indagine si stava allargando. Per evitare il sequestro da parte della Finanza, i legali dello stesso Porro si sono fatti avanti e hanno versato i soldi portando così la cifra complessiva pagata nell’ambito dell’inchiesta a oltre un milione di euro.

Il versamento di quei soldi, in ogni caso, non è un’ammissione di responsabilità. Su questo fronte evidentemente si attende la chiusura delle indagini preliminari per comprendere la scelta che sarà fatta da Procura e da difesa

Aggiornamento: in una prima stesura dell’articolo avevamo riportato che l'indagata Zambù era moglie di un altro inquisito, Anderson. In realtà i due erano solo soci e non avevano alcun altro legame.

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