FdI e l’orgoglio di chi c’era al 3% anche qui a Como

Il boom di Meloni Il coordinatore provinciale Molinari: «Ci credevamo in pochi. Obiettivi? Più amministratori»

Ci sono voluti più di dieci anni a Fratelli d’Italia per fare di Como un presidio senza crepe.

«È stata una traversata nel deserto». Stefano Molinari, coordinatore provinciale del partito, sceglie di riassumerla così anche se, guardandosi indietro, la scelta fatta da Giorgia Meloni nel 2012 con Ignazio La Russa e Guido Crosetto sboccia in un terreno di destra tutt’altro che disabitato.

Gli inizi, il voto utile, la svolta

«All’inizio non ci credevamo in tantissimi - sottolinea Molinari, che con Alessio Butti si annovera tra i militanti comaschi della prima ora - Nel nostro dna ci sono da sempre valori intrinsecamente di destra, come la famiglia, il territorio, il patriottismo, le tradizioni».

Sul nostro sito, laprovinciadicomo.it, un grafico mostra l’evoluzione del consenso a FdI dal 2014 - anno in cui Meloni ne assunse la presidenza - a oggi, e mostra chiaramente quanto lunga sia stata la «cavalcata nel deserto».

Il 3% di ieri è il 32% di oggi, con lunghi periodi passati sotto il 10%. «Abbiamo dovuto lavorare giorno dopo giorno per crescere. Poi c’è stato un momento di svolta», racconta Molinari. Il momento in cui il partito di Meloni ha smesso di essere un «voto utile» ed è diventato anche sul nostro territorio una proposta politica in cui identificarsi univocamente. «In questo ha aiutato il fatto che Meloni non sia mai scesa a compromessi, nemmeno per avere qualche posto al governo. Ci siamo arrivati solo quando è stato possibile fare come dicevamo noi». Che sarebbe poi il 2022. Ma questa è la storia nazionale, a Como ci è voluto un po’ di più. «Il Comasco non è stato un territorio semplice. Ha da sempre una tradizione di centrodestra e arrivare con un nuovo partito, che rappresentava per le persone qualcosa di diverso, ha significato per alcuni, come Alessio Butti, anche rinunciare a un posto sicuro altrove. Poi quando alle Regionali del 2023 la provincia di Como è stata l’unica provincia lombarda in cui a capeggiare non era Fratelli d’Italia, ma la Lega, abbiamo capito che occorreva ancora uno sforzo in più. Per questo il 32% delle Europee di quest’anno mi rende così orgoglioso».

Il cambiamento

Quando Molinari è diventato coordinatore provinciale, sei anni fa, i circoli del partito sul territorio comasco erano tre, oggi hanno superato la ventina. Ma in alcune aree della provincia il presidio della Lega sembra inattaccabile e non manca chi ancora percepisce Fratelli d’Italia come una forza politica più nazionale che locale.

«Serve indubbiamente più rappresentanza locale - conferma infatti il segretario provinciale - L’obiettivo è avere un circolo in ogni paese. Ci stiamo lavorando, con eventi come quello organizzato a Cantù, con la prima festa provinciale, e la scuola di politica per gli amministratori locali».

Intanto però il partito è cambiato e non bastano i numeri a raccontarlo. «È vero, questo perché siamo conservatori e innovatori al tempo stesso. Ci sono valori fondamentali, che sono nostri da sempre come partito che incarna la destra italiana, ma guardiamo anche avanti».

A distinguere Fratelli d’Italia dalla Lega, sostiene Molinari, c’è anche un europeismo «che c’è fin dalle origini», anche se in effetti nel programma per le elezioni europee di dieci anni fa di uscita dall’Eurozona Meloni aveva parlato a chiare lettere. «Siamo europeisti - rimarca però Molinari - la differenza dagli altri è che lo siamo per il bene del popolo e non per gli interessi finanziari di pochi». Per portare avanti queste idee e crescere ancora di più, se possibile, nel Comasco serviranno due ingredienti secondo Molinari: attrarre le nuove generazioni e costruire una vera opposizione cittadina a Rapinese.

«Dobbiamo essere politicamente più aggressivi. È vero che Rapinese è sostenuto anche da voti del centrodestra, ma bisogna ricordargli quanto ha fatto l’amministrazione precedente che ancora oggi porta frutti. Poi dobbiamo rimarcare quelle promesse che il sindaco ha fatto e non ha mantenuto, una su tutte la riapertura della piscina di Muggiò». Parole che suonano già come un progetto.

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