Femminicidi, un grido da Como: «Noi donne ci vogliamo vive»

Il presidio Manifestazione nel pomeriggio del gruppo “Non una di meno”. «La repressione non basta, perché nessuna punizione cambierà il pensiero»

Como

«È successo ancora e ancora, noi ci vogliamo vive». È il grido con cui sabato pomeriggio è iniziato il presidio del movimento “Non una di meno”, organizzato in risposta agli ultimi tre femminicidi avvenuti: Ilaria Sula, Sara Campanella e Laura Papadia. Tre «sorelle» le hanno definite le donne comasche, circa una quindicina, tra over 60 e ventenni. Prima di accendere i megafoni del presidio avevano raccontato della «necessità impellente di fare qualcosa». E così ieri hanno preparato cartelloni e parole per riempire piazza Grimoldi.

«La repressione non basta, perché nessuna punizione ci ridarà indietro le donne uccise, né cambierà il pensiero» ha detto Alessandra Ghirotti di Cgil. «È la prevenzione ad essere lo strumento più importante, da portare nelle scuole, sia alle bambine che ai bambini».

Il presidio di ieri, avvenuto in simultanea con le città di Pavia, Venezia, Palermo e Catania, è stato organizzato insieme a Intrecciat3, una rete in cui collaborano diverse organizzazioni e attivisti comaschi contro la violenza di genere. Insieme si è parlato della necessità di introdurre un’educazione sessuo-affettiva già dall’infanzia, coinvolgendo i consultori pubblici, ma anche di violenza economica, che è spesso la prima a manifestarsi. «Se siamo qui mobilitati insieme ad altre piazze italiane è perché c’è un problema profondo e culturale» ha detto Celeste Grossi di Arci nazionale. «Guardiamo le nuove generazioni e pensiamo che abbiano maggiore consapevolezza, ma purtroppo l’età della violenza di genere si sta abbassando» ha concluso Grossi, per poi lasciare il microfono aperto a tutti.

Tra testimonianze e appelli da parte di donne di tutte le età, in piazza Grimoldi è arrivata anche la voce di Chiara Braga, deputata comasca del Pd: «Il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di un sistema malato, fatto di disequilibri – ha detto -. Patriarcato e violenza esistono eccome e si combattono non con la sola repressione, ma portando avanti delle battaglie all’interno delle istituzioni. Anzi, ancor di più conta che ciascuno di noi sia una sentinella nei contesti della vita quotidiana». Proprio come aveva fatto Alessandra Ghirotti qualche minuto prima, anche Braga ha criticato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che qualche giorno fa, nel commentare i due recenti femminicidi, aveva parlato di «giovani adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne». Per Braga si è trattato di «parole indegne, con un richiamo al razzismo, inaccettabili da parte di un rappresentante del Governo». Tra fischietti e mazzi di chiavi agitati per fare rumore, il messaggio lanciato all’ombra del Duomo è: «Tutti coinvolti, nessuno escluso».

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