Fidanza, in corsa per Fdi alle europee: «La Lega più a destra di noi? No, siamo noi la destra»

Verso il voto L’intervista a Carlo Fidanza, candidato di Fratelli d’Italia nel Nord Ovest. Parlamentare europeo dal 2009 al 2014 e poi dal 2019 al 2024

Per cinque anni eurodeputato di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza è arrivato a Strasburgo quando il partito superava di poco il 6%. Ma in cinque anni è cambiato tutto.

Cinque anni di Parlamento europeo come capo delegazione di Fratelli d’Italia: come sono stati?

Molto complicati per gli shock esterni e le crisi che abbiamo vissuto, dalla pandemia alla guerra. Ma anche per le scelte interne, in particolare sul tema della transizione ecologica, perché c’è stato un attacco alla competitività dei settori produttivi più importanti in nome di una transizione green ideologica.

Cosa non le piace di come l’Europa affronta il cambiamento climatico?

Serve un approccio più razionale e pragmatico. Tutti vogliamo un mondo più pulito e ridurre le emissioni inquinanti, ma l’Europa è responsabile solo per l’8% di queste emissioni, eppure stiamo imponendo a imprese e cittadini una transizione che provoca, paradossalmente, oltre ai costi, un aumento delle emissioni inquinanti stesse.

Pensa che il riscaldamento globale vada affrontato a livello europeo?

Andrebbe affrontato a livello globale. A maggior ragione dobbiamo cambiare quello che è stato deciso a livello europeo. Ci siamo battuti per la neutralità tecnologica nel campo dei trasporti, dove si può fare una transizione ecologica senza condannarsi al solo elettrico. Basti pensare che un’auto elettrica, se si considera il suo intero ciclo di vita, ha costi ambientali paragonabili a quelli di un diesel Euro 6. Per evitare un’eccessiva dipendenza dalla Cina e non condannare a morte migliaia di piccole e medie industrie del Nord Italia e i loro lavoratori, abbiamo proposto l’utilizzo dei biocarburanti, oltre all’elettrico.

Ma non è andata bene.

Finora questo approccio non è passato, ma vogliamo mettere mano alla normativa sulle emissioni. Nel 2026 è prevista una clausola di revisione in cui proveremo a inserire i biocarburanti e salvare il motore a scoppio, che coinvolge la filiera italiana della componentistica.

Cosa pensa di come l’Europa sta affrontando il delicato tema delle migrazioni?

Su questo siamo stati protagonisti, con il governo Meloni, di un cambio di approccio radicale rispetto alle scelte dell’Europa affrontando il problema con i Paesi di origine e transito dei migranti con l’inizio del “Piano Mattei” per arrivare a una riduzione dei flussi di migrazione incontrollata.

Bruxelles condivide?

Finalmente riusciamo a farci ascoltare dall’Europa su questo tema, dopo anni sprecati in cerca di improbabili e mai attuate redistribuzioni. L’auspicio è quello di avere ora una maggioranza politica di segno diverso in Parlamento europeo per rendere ancora più rapide ed efficaci queste politiche.

Che idea si è fatto di come sarà il Parlamento europeo dopo queste elezioni?

Come Fratelli d’Italia vogliamo partire da un blocco che comprenda noi Conservatori di Ecr e i popolari del Ppe. Bisogna riportare il Ppe nell’alveo del centro-destra perché negli ultimi cinque anni è stato troppo al traino delle sinistre e ha contribuito a norme che ora dobbiamo cambiare. Ma c’è anche l’idea di allargare l’alleanza verso il centro, a una parte del gruppo liberale, e poi verso destra, sicuramente verso la Lega e altri del gruppo Id.

Non vi sembra che Id, di cui la Lega fa parte, si collochi su posizioni troppo estreme?

Abbiamo apprezzato l’allontanamento di AfD, con cui siamo sempre stati incompatibili, da Id. C’è anche da dire che negli ultimi mesi, soprattutto su alcune tematiche trasversali come il green deal e l’immigrazione, si è spesso formata una maggioranza che comprende, insieme a noi, popolari, Id e un parte dei liberali. C’è sintonia su alcuni temi e noi ci siamo posti come ponte tra il centro e le destre più identitarie.

Sulla candidatura di Vannacci e le dichiarazioni di Borghi, cosa dice?

Quella di Vannacci è una candidatura più che legittima, non credo vada né idolatrato né demonizzato. Noi abbiamo scelto un’altra cifra e un altro tipo di messaggio politico. La provocazione di Borghi è un eccesso. Ma esiste un tema, che è quello del rapporto tra sovranità nazionale e sovranità europea che non va banalizzato. Gli Stati nazionali devono ritrovare una loro centralità. Siamo partiti dall’idea dei padri fondatori di un’Europa unita nella diversità, oggi abbiamo un’Europa disunita nell’omologazione. Disunita sui temi importanti come la politica estera e la difesa; omologante su tutti i dettagli della quotidianità. Serve una giusta combinazione tra una prospettiva europea ineludibile e il rispetto delle specificità nazionali.

In cinque anni per Fratelli d’Italia è cambiato tutto. Si aspettava una crescita simile?

All’interno di Fratelli d’Italia abbiamo sempre avuto la percezione che superando la soglia del 4% alle ultime elezioni europee avremmo avuto una crescita più rapida dei precedenti sette anni di vita del partito. Una volta entrati nel novero del voto utile abbiamo avuto un atteggiamento coerente agli occhi dei cittadini e questo ha garantito la crescita. In Europa abbiamo lavorato anche a un accreditamento internazionale, che ha portato Giorgia Meloni nel 2020 a diventare la leader dei conservatori europei, un passaggio importante che ci ha consentito di coltivare relazioni internazionali già prima di andare al governo.

Non pensa che la Lega sia riuscita a superarvi a destra?

Meloni è la destra italiana. Non penso ci sia spazio alla nostra destra. Essere di destra vuol dire essere patrioti e mettere davanti a tutto l’interesse nazionale. Meloni persegue l’interesse nazionale, parla con tutti per perseguirlo al meglio, come ha fatto nel caso dell’Albania, dove ha ottenuto da un primo ministro socialista la possibilità di aprire dei centri di identificazione per allentare la pressione migratoria sulle regioni del Mezzogiorno

Cosa si dice in Europa di questo accordo?

C’è grande interesse. Mentre Schlein ha chiesto l’allontanamento di Rama, primo ministro albanese, dal partito socialista europeo, Scholz, primo ministro tedesco appartenente al gruppo dei socialisti, invece si è dimostrato interessato. Tutti in Europa oggi si pongono il tema dell’esternalizzazione delle procedure d’asilo.

Anche se costa di più?

Sì perché ha una funzione di deterrenza e potrebbe limitare le partenze, oltre a disincentivare i trafficanti di esseri umani. Se prima di partire so che anziché scorrazzare libero in Italia, e quindi in Ue, verrò trattenuto in Albania in attesa di essere rimpatriato, ci penserò due volte prima di pagare gli scafisti per rischiare la vita in mare. Non è la soluzione definitiva del problema ma un aiuto nella giusta direzione.

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