Fiumi di droga nel Comasco: maxi “giro” dalla Calabria

Lo spaccio I traffici emergono dalla recente inchiesta della Squadra Mobile. I pacchi venivano chiamati “gommoni”. E nascosti in un’auto 699mila euro

A legare ala Calabria l’operazione eseguita in settimana dalla squadra Mobile di Como, con un filo rosso che parte dalla nostra provincia, non sono solo i nomi degli indagati (trenta arrestai di cui 25 in carcere) e le famiglie di riferimento, ma anche la rotta della cocaina con i conseguenti canali di approvvigionamento. La polvere bianca, infatti, risaliva la penisola partendo proprio dalla Calabria, con ordini continuativi e importanti – anche per chili – destinati a soddisfare il mercato del Comasco e delle province vicine. Un mercato mai sazio, in cui l’unico problema non era riuscire o meno o vendere lo stupefacente, ma averne a sufficienza per poter soddisfate tutte le richieste.

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Il centro dello spaccio, almeno per uno dei due gruppi criminali sgominati, quello della Bassa Comasca, era il distributore di benzina gestito da Marco Bono residente a Cadorago. Era lui, per gli investigatori della Mobile, l’organizzatore del traffico assieme al cugino Vincenzo Pesce e a Pasquale Guerrisi. Gli altri coinvolti erano i fornitori calabresi che – con più viaggi – portavano la droga, soprattutto la cocaina, al Nord. Perché per l’hashish, un buon mercato, senza per forza andare lontano, era disponibile grazie ai marocchini che gravitano a Nord di Milano.

Le intercettazioni

I pacchi di cocaina, per i sodali, erano “gommoni”. Un “gommone bucato” era un chilo di droga venduto. Gli inquirenti hanno monitorato tantissime attività legate all’acquisto e alla vendita di cocaina e altre droghe, sempre ruotando attorno al distributore di benzina dove – è emerso – si poteva pagare con il Pos ma anche tramite ricariche della PostePay. Servizi offerti dai venditori ai clienti, insomma.

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Il 24 agosto 2021 due chili di cocaina partono dalla Calabria per il Comasco. Il trasporto è atteso per la sera. I “gommoni” però sono in anticipo e uno dei sodali si preoccupa perché si trova lontano, impossibilitato ad andare a recuperare la merce da mettere in un capannone. Tutto sistemato dopo un giro di telefonate, ma uno dei due “gommoni” finisce nelle mani di Bono perché ha richieste alte che non riesce a soddisfare. Il cugino non la prende bene: «Deve finirla, che poi servono a me i “gommoni”», dice ad un sodale. La replica di Bono è netta: «Non sapevo dove prenderla, appena l’ho vista l’ho presa subito».

Il giro è enorme. In una intercettazione ambientale rimane il conteggio fatto ad un acquirente: «Facciamo 3.700 euro più 11.100, totale sono 14.800 giusto?». L’interlocutore tentenna: «Undicimila?». «Eh, è tutta quella che ti sei preso...». Le attenzioni per l’attività sono alte, non bisogna mai abbassare la guardia per non farsi scoprire, non sanno i sodali che gli agenti stanno già guardando e ascoltando tutto. Per questo fa un po’ sorridere una intercettazione in cui Bono dice ad un complice: «Hai visto come si fa no? Al telefono non una parola di più e non una di meno».

Reportage durante il blitz della polizia contro la ’ndrangheta. Video di Paolo Moretti

Sorpresa nel doppiofondo

E mentre la polizia teneva controllato i movimenti attorno al distributore del Comasco, ecco spuntare una nuova pista, quella che porta all’acquisto di un’auto, una T-Roc, destinata a essere portata al Sud per creare un doppio fondo.

La prima destinazione pare essere la Calabria, poi si ripiega su una officina del Napoletano. L’auto viene “lavorata” e caricata, poi parte di nuovo per Como. La polizia predispone con la Stradale un posto di controllo, ma l’autista ad Assago cambia rotta. La Mobile decide di intervenire per non perdere il carico. L’auto viene fermata e portata a Ponte Chiasso dai cacciavitisti della finanza.

Gli agenti credono di trovarsi di fronte a droga: invece, da un vano di 87 centimetri ricavato dietro il paraurti posteriore, escono mazzette di soldi per un totale di 699mila euro. Basta questo, in fondo, per rendere l’idea del giro d’affari.

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