Fondazione della Seta, Rapinese: «Ingovernabile, non ci sto»

La querelle Il Comune non entrerà nell’ente nato dalla fusione di museo, Setificio ed ex allievi: «Troppi 19 consiglieri. E a noi uno solo»

«È una follia e lo sanno tutti. Un Cda con 19 consiglieri non si è mai visto, sarà ingovernabile, e io non metto il Comune in una situazione del genere. Senza contare che al Comune di Como - al capoluogo, alla capitale della seta... - darebbero un solo rappresentante, mentre agli ex allievi del Setificio qualcosa come tre o quattro...».

Il nuovo ente

Alessandro Rapinese spiega perché ha deciso che il Comune di Como non siederà nella Fondazione della Seta, il super-ente del tessile che sta per nascere dalla fusione di Museo della Seta, Fondazione Setificio ed Associazione ex allievi. Un organismo che avrà più forza giuridica e maggiore capacità di intercettare fondi, dentro al quale siederanno enti pubblici (Amministrazione provinciale e Camera di Commercio), associazioni di categoria e 26 aziende tessili, oltre al mondo che ruota attorno alla scuola di via Castelnuovo. Avrebbe dovuto esserci anche il Comune - in quando socio del Museo della Seta - ma, dopo mesi di polemica interna, alla recente assemblea Palazzo Cernezzi ha formalizzato l’addio.

«Più volte e da più parti - spiega ora Rapinese - è stato fatto presente che il tipo di governance ipotizzata per la nuova fondazione non è assolutamente funzionale. Non ho memoria di un Cda con 19 rappresentanti, sarà solo la fabbrica del caos e noi non vogliamo farne parte. Abbiamo ripetuto in diverse occasioni che se ci fosse stata ragionevolezza avrebbe partecipato, così non è stato. Sono l’unico sindaco di Como che si è diplomato al Setificio e che capisce la differenza tra un unito e un jacquard, detto questo non darò mai l’avallo a un organismo che nasce senza nessuna possibilità di essere gestito».

Una governance così articolata forse è il prezzo da pagare al numero di soci che convergeranno nella nuova fondazione: «E chi l’ha detto che bisogna metterli tutti nel Cda? - ribatte Rapinese - La nostra proposta era di un vertice con cinque membri, sette al massimo. Ci spiace, non ci stiamo: o le cose si fanno bene o non si fanno. Non è una tragedia, il Museo continuerà a esistere».

Il peso dei soci

Il problema è anche il peso dei soci: Como avrà un solo rappresentante, a fronte di altre realtà che ne avranno quattro volte tanti. Un tema politico? «No, ripeto, un tema di governabilità. Molti la pensano come me, ma alla fine hanno avallato ben sapendo che ci saranno problemi. Certo, trovo assurdo che il Comune di Como - non io, il Comune del capoluogo - abbia un solo rappresentante e gli ex allievi di una scuola tre o quattro... non metterò mai il mio Comune in una situazione di totale irrilevanza, con un’associazione di ex studenti che pesa infinitamente più del capoluogo. Lo faccio per il decoro dell’amministrazione che rappresento».

Nessuna possibilità di ripensamento nei 60 giorni da qui alla nascita della fondazione? «Zero, anzi a questo punto che vadano avanti in fretta. Ma stanno perdendo un’occasione di creare una fondazione funzionante e di avere un partner come il Comune di Como. Sanno tutti che ho ragione, non cambio idea. Come è successo per Spt, l’ho sistemata e ora Como avrà la presidenza secca e fissa, e per l’Azienda sociale, che adesso è governata».

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