Frontalieri, provocazione ticinese: «Noi come gli indiani nelle riserve»

La protesta La Lega dei ticinesi rilancia il paragone con i nativi d’America: «Tra pochi mesi 80mila lavoratori stranieri»

Dopo aver tentato di riportare in auge senza alcun tipo di riscontro un vecchio cavallo di battaglia - vale a dire l’introduzione della tassa d’ingresso per i frontalieri (500 franchi la quota annua, sulla carta riservata ai nostri lavoratori) -, la Lega dei Ticinesi dalle colonne de “Il Mattino di Domenica” ha rispolverato ieri un’altra immagine simbolo della lunga campagna anti-frontalieri. Immagine che come sottotitolo esemplificativo ha la seguente dizione: “Ticinesi come gli indiani nelle riserve: oggi è realtà”. Il riferimento diretto è al nuovo record di permessi “G” attivi nel Cantone di confine al 30 settembre scorso, ben 77.732, di cui quasi 52 mila nel Terziario, settore su cui - a detta della Lega dei Ticinesi - la pressione dei frontalieri ha causato un’emorragia di posti di lavoro un tempo appannaggio dei ticinesi.

«La crescita su base annua (dei frontalieri, ndr) è di un mostruoso +4,2% - l’affermazione perentoria del consigliere nazionale e direttore del “Mattino della Domenica”, Lorenzo Quadri - Avanti di questo passo ad inizio 2023 i frontalieri saranno 80 mila».

E così ecco nuovamente rispolverare “il profetico manifesto” della Lega dei Ticinesi con il paragone diretto tra lavoratori indigeni e indiani confinati nelle riserve. Manifesto che risale al 2018, con riferimento diretto alle dinamiche transfrontaliere del 2017, anno in cui in Ticino erano stati registrati “più lavoratori frontalieri, che residenti”.

«In realtà già dal 21 maggio 2000, giorno in cui gli accordi bilaterali erano stati approvati dal popolo svizzero, la Lega dei Ticinesi aveva messo in guardia sugli effetti devastanti della libera circolazione», la sottolineatura di Lorenzo Quadri. Il dato oggettivo è che, con le elezioni cantonali praticamente dietro l’angolo (si voterà all’inizio di aprile del prossimo anno), la Lega dei Ticinesi sembra a corto di argomenti e di idee, stretta tra l’avanzata dei permessi “G” e lo scatto in avanti dell’alleato per antonomasia - ovvero l’Udc - che a sorpresa ha iniziato la raccolta delle 7 mila firme per arrivare al voto popolare finalizzato all’abolizione della “tassa di collegamento”, balzello pensato e votato il 5 giugno 2016 dagli elettori ticinesi per arginare l’equazione “un’auto, un frontaliere”. Tassa peraltro voluta dalla Lega dei Ticinesi. Da segnalare infine il plauso del “Mattino della Domenica” ai tre Comuni ticinesi - in base agli ultimi dati - “frontalieri free”. Un’altra provocazione destinata a finire ben presto nel dimenticatoio.

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