Fu prosciolto dall’accusa di riciclaggio. Condannato per aver ceduto i beni ai figli

La sentenza Per anni ha movimentato denaro e oro dalla Svizzera, ma per la legge non è reato. Incastrato dalla vendita (fittizia per i giudici) di case ai famigliari, riconosciuti colpevoli con lui

Nella sua casa i finanzieri avevano sequestrato un’agendina piena zeppa di nomi e cifre. Su quell’agenda Ezio Vittalini, originario di Consiglio di Rumo e residente a Faloppio, segnava tutto: chi, dove, quando, quanto. Ovvero dove portare o ritirare denaro e non solo. Per conto di chi. Quando farlo. E la cifra da consegnare o trasportare. Grazie a quell’agendina le fiamme gialle di Ponte Chiasso e la Procura avevano fatto nascere un’inchiesta che, in due anni, aveva portato a identificare 22 persone accusate a vario titolo di riciclaggio e autoriciclaggio e a sequestrare contanti reimportati clandestinamente in Italia dalla Svizzera per poco meno di un milione di euro. E nonostante questo Vittalini, da quell’indagine, venne prosciolto perché non vi era una ragionevole previsione di condanna in caso di rinvio a giudizio.

La condanna

Ma che qualcosa quell’agendina raccontava, forse i giudici devono averlo valutato se in un processo a suo modo collegato a quello principale Vittalini è stato condannato (in primo grado, quindi con la possibilità che tutto venga ribaltato in appello, e i difensori confidano che così andrà) per intestazione fittizia di beni.

Nei giorni scorsi Vittalini, la moglie e i due figli sono stati condannati lui a 3 anni di reclusione, i famigliari a un anno e mezzo per una serie di cessioni di immobili: un paio di case e un magazzino. Secondo l’accusa quelle cessioni erano propedeutiche esclusivamente ad eludere le norme in materia di misure patrimoniali di prevenzione. Ovvero: onde rischiare, in caso di condanna, il sequestro e la confisca dei beni avrebbe deciso di cederli alla moglie e ai due figli.

La difesa

In realtà secondo i difensori (avvocati Walter Gaddi, Giuseppe e Vittorio Sassi) hanno sostenuto che anche il Tribunale del riesame, quando la Procura chiese il sequestro dei beni, disse che mancava la correlazione temporale tra le attività illecite contestate e la cessione degli immobili. Inoltre hanno anche sottolineato come lo stesso Vittalini fosse stato prosciolto dall’accusa di riciclaggio e che, di conseguenza, se manca il reato contestato non può neppure sussistere il reato di intestazione fittizia di beni ai fini dell’elusione da eventuali provvedimenti patrimoniali.

I giudici (presidente Carlo Cecchetti, a latere Daniela Failoni e Maria Lombardi Stocchetti) hanno però riletto l’intera vicenda come la Procura. E anche se hanno sensibilmente ridotto le richieste del pubblico ministero, che in udienza aveva sollecitato una condanna a 4 anni e mezzo per Vittalini senior e a 3 anni per i suoi famigliari, hanno comunque emesso una sentenza di colpevolezza. Che, sicuramente, sarà impugnata in appello.

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