La furia dei tifosi del Como: «Solo qui è tutto un problema. Dateci i mille posti»

Stadio La burocrazia ferma l’aumento della capienza: «A Lecco un intero girone senza seggiolini, ma tutto ok. E hanno montato nuove tribune nel giro di pochi giorni»

Il tifo azzurro è in tumulto. Più preoccupato che arrabbiato, in verità. E la ragione è semplice: la rabbia c’è, e viene incanalata, quando sai con chi prendertela. Ma qui c’è estrema incertezza sul “nemico”. Quello, cioè, che impedisce allo stadio di Como di avere i famosi mille posti in più, promessi, addirittura già posizionati, ma congelati da permessi, scartoffie, comma, documenti.

Leggi anche

Diranno i meno tifosi: e c’è da preoccuparsi così tanto per mille posti in più o in meno? La risposta è: sì! Perché la vicenda dell’aumento della capienza, teoricamente liberalizzata da tre mesi, ma ancora impantanata da burocrazie e falle, in realtà rischia di essere (e per molti tifosi del Como lo è) il paradigma di ciò che la società si troverà di fronte casomai volesse davvero fare lo stadio nuovo. Ecco il motivo delle paure e dei malumori.

La prima novità, setacciando il web, le chat, ma anche parlando con i tifosi, è che nel mirino questa volta non ci sia il Comune. Perché il sentiment generale è che lo stadio nuovo «o lo si fa con questa giunta o non lo si fa più». Ma siccome nessuno ha capito dov’è il colpevole, ecco perché non si leggono striscioni e nemmeno comunicati (la curva ieri ha deciso di restare in silenzio sul tema, ma forse presto parlerà).

Un esponente del tifo azzurro che “pesa” è Alessandro Giummo, dei Pesi Massimi appunto: «Quello che stride, è la netta sensazione che certe cose succedano solo qui. Che certi problemi siano solo qui. Guardate Lecco: hanno allargato la curva ospiti, pur con porte di deflusso per lo meno anguste. Se si vuole, dunque, le cose si possono fare. La fotografia di questa situazione è un episodio: nel 2016 abbiamo fatto la B con i distinti alti aperti e quelli bassi chiusi. Oggi la situazione è esattamente ribaltata. Ma nessuno, secondo me, sa nemmeno bene il perché».

Leggi anche

Derby

Il paragone con Lecco lo fa anche Filippo Molteni, uno degli assidui frequentatori della tribuna d’onore del Sinigaglia: «Ad agosto, dicevano che il Lecco avrebbe giocato nel suo stadio a marzo. Invece in tre settimane hanno sistemato tutto. Si vede che hanno lavorato di squadra. Possibile? Possibile che certi problemi appaiano insormontabili solo qui? La gente è preoccupata perché ha paura che la società che ci sta portando in alto possa stancarsi, possa non vedersi appoggiata dalla città. Sarebbe un delitto».

Inglesi

Carlo Cartacci, opinionista fisso in tribuna stampa, ed esperto di stadi, dice: «Quando vedo lo stadio del Fulham, vicino al fiume, dove all’intervallo la gente osserva le canoe sul Tamigi, mi chiedo: perché non si può fare anche a Como? Anche lì è vincolato. Boh, speriamo di non essere fermi al solito punto». Stefano Bergna, tifoso della curva, dice: «Colpisce la fantasia: ogni volta si inventano qualche scusa, adesso i riflettori troppo alti. Fa quasi ridere, non fosse che la questione è seria e mette a repentaglio il progetto».

Ma se dovessimo fare la summa delle lamentele, delle preoccupazioni, dei malumori e dei pruriti dei tifosi, potremmo riassumerla con questo commento letto sul web: «Ogni volta se ne inventano una. Non può essere un caso. A Lecco hanno giocato un girone senza seggiolini. Adesso qui tirano fuori il cantiere dei giardini. Ma lo sanno che a Bergamo giocano in serie A e in Europa League con un cantiere dentro lo stadio?». Forse non lo sanno...

© RIPRODUZIONE RISERVATA