Cronaca / Como città
Sabato 18 Gennaio 2025
Garattini: «Serve più prevenzione. E dobbiamo superare la libera professione tutelando la sanità pubblica»
L’intervista Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e ricercatore nonché fondatore dell’Istituto di ricerca Mario Negri
Oncologo, farmacologo, ricercatore, fondatore dell’Istituto Mario Negri, a 96 anni Silvio Garattini ha ancora la forza di lanciare messaggi e riflessioni sulla salute e sulla medicina. In un momento storico in cui la sanità pubblica vive una forte crisi, per la mancanza di personale e per l’aumento dei bisogni di cura.
Cosa pensa, professore, dei tentativi di riformare il nostro sistema sanitario?
Sono favorevole a far diventare i medici di medicina generale dei dipendenti del sistema sanitario. Non c’è ragione per la quale gli ospedalieri debbano fare parte di questa grande comunità, mentre i medici di famiglia no, dobbiamo superare la libera professione. I medici devono entrare nelle case di comunità, sette giorni su sette, per far fronte al gran numero di assistiti. Non è più accettabile che medici con 1.800 pazienti a testa aprano l’ambulatorio 15 ore alla settimana. Tanto più che oggi la moderna scienza e le tecnologie impongono di mettere insieme professionalità diverse.
Ma mancano nuove vocazioni?
Ci sono pochi giovani, molti sono attratti dall’estero, dal privato e da lavori più remunerativi. E poi i medici e gli infermieri sono mal pagati.
La sanità pubblica può essere sorretta da quella privata?
Il privato dovrebbe essere soltanto un aiuto. Invece oggi nelle nostre città gli ospedali pubblici gestiscono meno posti letto rispetto al privato. Dovrebbe essere il sistema pubblico a decidere, senza lasciare al mercato il comando. Soprattutto perché il mercato è nemico della prevenzione. Prevenire significa stare bene senza bisogno di cure, farmaci, visite. Ma il mercato punta sui consumi, cerca di vendere, di espandersi. Non deve prendere il sopravvento.
Le cure si vendono?
La salute è uno dei settori dove spendiamo più risorse in Italia. Non a caso i livelli considerati di normalità vengono abbassati anno dopo anno, secondo convenienza. Gli studi farmaceutici, in mancanza di una libera ricerca scientifica, consigliano di continuo di diminuire ad esempio il tasso di colesterolo, come pure la pressione, anche senza concreti disturbi o patologie in corso, così da vendere più medicinali.
Com’era la sanità prima che diventasse pubblica?
Io c’ero, me lo ricordo: senza sanità pubblica si cura solo chi può permetterselo. E oggi pochi potrebbero pagare un intervento cardiochirurgico o una chemioterapia. Dobbiamo pensarci bene e conservare ciò che abbiamo di buono e giusto, per tutti. Certo poi c’è il problema delle liste d’attesa, ma noi per primi dovremmo badare di più alla prevenzione e pesare meno sulla sanità anche in termini economici. Se fossimo tutti più responsabili avremmo meno bisogno di esami e operazioni.
Prevenire, come?
Tante malattie non solo sono trattabili, sono anche evitabili. La medicina ha fatto grandi passi avanti, ma si è concentrata troppo sulle cure e poco sulla prevenzione. Il diabete si può prevenire con una sana alimentazione e con tanta attività sportiva. I tumori non nascono per caso, la maggior parte delle neoplasie deriva da stili di vita sbagliati. Da vizi come il fumo, le sigarette sono responsabili di ben 27 malattie diverse. Non solo del cancro al polmone, ma anche della cataratta e dell’artrite reumatoide. Anche l’alcol è cancerogeno. Invitato ad una cena non porterei mai in regalo una stecca di sigarette, ma nemmeno una bottiglia di vino, fa male. Suggerisco di provare la birra analcolica.
È giusta la stretta all’alcol nel Codice della strada?
Sì, secondo me è corretto limitare il consumo d’alcol come forma di prevenzione. Quanto alle auto, io installerei obbligatoriamente gli alcol lock, la macchinetta per verificare in tempo reale il tasso alcolemico. Così se il guidatore ha bevuto la macchina non parte.
Il segreto della longevità è una dieta sana e tanto movimento?
Un pranzo leggero, cinque chilometri al giorno, pochi farmaci perché ci sono troppe prescrizioni inappropriate e tanti effetti indesiderati non noti. Anche il ricorso agli antibiotici è esagerato. Non li prendo da anni, se ho la febbre resto a casa. Il rischio è che i batteri diventino resistenti e dunque più pericolosi.
Perché non fa colazione?
Bisogna mangiare poco, mangiare poco è sinonimo di longevità. Comunque è una mia abitudine, quel che conta è quanto si è mangiato nell’arco della giornata, non il singolo pasto.
Cosa la preoccupa del futuro?
L’invecchiamento della popolazione italiana. Nel 2050 la bilancia tra i giovani e gli anziani non sarà sostenibile. Già oggi la platea delle donne in età fertile è troppo ridotta per invertire la tendenza, anche facessero molti figli a testa. La politica, contrariamente a quanto sta facendo, deve occuparsi di immigrazione. Deve attrarre stranieri ed educarli alla partecipazione.
Cosa è contato di più nella sua vita?
L’amore, i miei cinque figli e le mie due mogli. La prima, madre dei miei bambini, è morta per un incidente stradale, la seconda era una donna francese che se n’è andata per una brutta malattia. Il nostro benessere dipende dalle relazioni.
E il lavoro, giusto?
Altrettanto, mi sono impegnato con passione nei miei studi e nelle mie ricerche, viaggio ancora molto per fare conferenze e divulgazione, ho portato avanti con forza tante battaglie.
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