Gite scolastiche, il conto è salatissimo. I presidi: niente aereo, si resta in Italia

Carovita L’incremento del costo dei trasporti rende alcune mete (come le capitali) inaccessibili. Ci sono istituti che coprono parte delle spese per le famiglie in difficoltà: ma può non bastare

Sì alle gite scolastiche, ma senza aereo e privilegiando mete italiane, con un sostegno alle famiglie in difficoltà economica.

Gli istituti superiori comaschi stanno facendo di tutto per far fronte al crescente aumento dei prezzi - soprattutto per quanto riguarda i trasporti - che non risparmia nemmeno i viaggi di gruppo, anzi. Se prima le capitali europee erano in cima all’agenda dei consigli d’istituto impegnati nell’organizzazione, dopo il Covid sono diventate praticamente inavvicinabili, almeno se si vuole rimanere al di sotto dei 500 euro, per non penalizzare nessuno. Le soluzioni non mancano, ma organizzare è tutt’altro che semplice.

Prima e dopo il Covid

«Noi stabiliamo un tetto massimo di spesa, tenendo conto della congiuntura economica di questi tempi - spiega Angelo Valtorta, preside del liceo Volta - Proponiamo mete che abbiano prezzi accessibili, ma uscendo dall’Italia è difficile. Consideriamo, ad esempio, tre notti a Parigi andando in aereo, in un albergo a due stelle e a trenta chilometri dal centro: il costo va dai 600 ai 700 euro per una mezza pensione. Poi bisogna aggiungere eventuali guide per le visite, pranzo e così via. Mete come Madrid, Barcellona, Monaco e Berlino sono diventate proibitive. Il viaggio d’istruzione, comunque, ha una valenza educativa, cerchiamo quindi altre località altrettanto interessanti in Italia».

Molte scuole sono anche disponibili a coprire parte dei costi per le famiglie in difficoltà economica. «Il costo che incide di più ultimamente è l’aereo – conferma anche Nicola D’Antonio, preside del Giovio -. In genere siamo sui 400 euro a studente, ma è di più se si va in aereo. Per quest’anno abbiamo qualche ipotesi, ora nei consigli di novembre verranno fuori le proposte definitive. C’è qualcosa all’estero, ma molto in Italia dove si riesce a stare sotto i 300 euro. C’è una cesura tra prima e dopo il Covid, ora si spende almeno il 30% in più: pensando anche solo alle visite di un giorno, andare a Milano a una mostra costa circa 50 euro a studente. I genitori, comunque, chiedono che i figli facciano visite e viaggi d’istruzione, ci tengono molto».

Le difficoltà, l’anno scorso, non sono mancate nemmeno alla Ciceri. «In alcuni casi, le agenzie non hanno nemmeno dato risposta rispetto alle proposte di viaggio - è l’amaro commento del dirigente scolastico Vincenzo Iaia -. Quest’anno c’è qualche proposta per l’estero, magari rinunciando all’aereo». È andata meglio alla Magistri. «Noi abbiamo un regolamento d’istituto che prevede tetti di spesa - conferma la preside Laura Francesca Rebuzzini -. L’anno scorso le quinte sono andate a Strasburgo, non abbiamo avuto particolari problemi. Per quest’anno stiamo ancora definendo le mete».

Scambi con l’estero

«Nell’epoca del post Covid, anche noi siamo ripartiti – è la considerazione di Matteo Ciastellardi, del Cfp di Albate -. Siamo favorevoli sia a gite di uno o due giorni in Italia per vedere situazioni aziendali che hanno a che fare con il mondo professionale dei ragazzi, sia a scambi esteri dove abbiamo partner con cui ci interfacciamo e quindi la scuola riesce a farsi carico dei costi». Prezzi in salita, dunque, ma nessuna intenzione di rinunciare alla gita, per garantire ai ragazzi un’esperienza che conserveranno per sempre tra i ricordi più belli del periodo scolastico.

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