Giusy, 104 anni legge (e scrive) su La Provincia

La storia Comasca da sempre, ha vissuto tra San Giuliano e Sant’Agostino. Fu protagonista del naufragio del piroscafo Lecco e non si perde un’edizione del quotidiano

Ha compiuto 104 anni il 16 novembre, in ospedale purtroppo, dopo una brutta caduta in casa che le ha causato la frattura del femore, ma se non fosse per quest’ultimo incidente Giuseppina Montorfano sarebbe in giro per la sua città, accompagnata dai figli e dai nipoti.

In giro a catturarne la bellezza e memorizzarne le storie, quelle che si trovano per strada, proprio come una cronista. E in effetti sul quotidiano Giusy (i suoi nipoti la chiamano così) “scrive” anche, ogni giorno. «Le piace mettere a mano la data, scritta con la sua meravigliosa calligrafia, proprio sopra il nome della testata. Così ogni giorno» spiega la figlia, Maria Teresa Ferrari.

Giusy, intanto, si perde nei ricordi della sua città: «Sono una comasca nel cuore e di fatto, da sempre. Ho vissuto gli anni della giovinezza nel quartiere di San Giuliano, poi in via Torno e ora a Sant’Agostino, sopra viale Geno. Ma quando ero giovane Como era tutta un’altra cosa».

E se le si chiede di provare a spiegare cos’è cambiato lei lo fa, con la minuzia di chi è abituato ad amare (e a raccontare) un luogo: «Ci conoscevamo tutti, anche con i negozianti, e la sera si stava in giro a chiacchierare, soprattutto tra donne, a me capitava con la mia mamma e le sue amiche. E poi non c’erano le auto, che adesso sono ovunque: io giravo in bici dappertutto, da lago al Duomo. L’ho fatto fino a quando ho compiuto 80 anni, oggi invece avrei paura».

Giuseppina ha studiato al Setificio e ha lavorato alla Fisac, storica industria tessile, per poi diventare disegnatrice di ventagli su seta. Non una giornalista, ma di certo una grande lettrice del :quotidiano locale di cui tiene da parte le notizie più belle. «È molto preoccupata dalla guerra, ma è anche attenta all’attualità della città - spiega Maria Teresa, - Purtroppo nell’ultimo periodo leggere per lei è diventato più difficile, ma quando ha saputo della possibilità di raccontarsi al giornale non vedeva l’ora».

Le candeline sono 104, una quota che colloca di diritto Giuseppina nel novero degli ultracentenari che in provincia di Como sono 206 tra i 100 e i 105 anni, nel 2024, secondo le stime dell’Istat che riporta anche i numeri di chi ha superato la soglia dei 105, ovvero 7 persone.

«Tutti mi chiedono la ricetta per arrivare a 104 anni - racconta Giusy - Credo sia volere bene a tutti». Un aspetto, quello delle relazioni, che secondo la comasca è venuto a mancare: «Questa città era piena di chiacchiere e umanità... cerco sempre persone di Como, come me, per condividere questi ricordi». Non tutto però è stato bello: «Il decennio più difficile della mia vita è stato quello della guerra. Quando c’era l’allarme dovevo scappare con le colleghe nel rifugio sotto il Baradello».

A Como Giusy è nata, cresciuta e ha trovato l’amore: «Lui si chiamava Adolfo Ferrari. Ci siamo conosciuti in funicolare, andando a Brunate. La prendevo spesso con le amiche per andare a raccogliere narcisi sul Boletto e sul Bolettone. Aveva 16 anni più di me e io dicevo che era troppo vecchio, ma le mie amiche mi ripetevano tutte che era un buon partito. Chissà cosa sarebbe successo se non avessimo preso entrambi quella corsa della funicolare...». Di Como Giusy ha vissuto anche gli avvenimenti più noti, come il naufragio del piroscafo Lecco nel 1927. «Avevo sei anni e ricordo che il vescovo Pagani mi prese in braccio e mi portò su una scialuppa, così mi salvai». E poi il suo consiglio per i giovani: «Dovete volervi bene più che potete. Credo davvero sia la ricetta migliore per vivere a lungo».

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