Gli Indiana Jones con il metal detector cercavano monete antiche: denunciati

L’inchiesta I carabinieri sequestrano migliaia di reperti storici: nei guai una decina di persone. A far scattare l’indagine i post pubblicati sulla pagina facebook di un appassionato comasco

Oltre un migliaio di monete antiche; decine di frammenti di terracotta di interesse archeologico; palle in piombo per la carica di munizioni della Grande Guerra. E ancora: oggetti antichi, medagliette, ornamenti, monili. I carabinieri del nucleo di Tutela patrimonio culturale di Monza hanno eseguito una decina di perquisizioni a carico di altrettante persone accusate di aver eseguito ricerche archeologiche senza concessione e di essersi impossessati di beni culturali appartenenti allo Stato. Un’indagine su vasta scala partita grazie ai post pubblicati su una pagina facebook creata da due comaschi.

Il gruppo social da cui è scattata l’inchiesta raduna appassionati lombardi di “Metal Detector” e uno degli amministratori, un quarantenne comasco, è stato denunciato dai carabinieri. Gli investigatori hanno anche eseguito una perquisizione a casa sua, nel corso della quale non hanno però trovato alcun oggetto di interesse storico o archeologico. Non così per un’altra decina di persone, tutti iscritti al gruppo facebook e autori di decine di post nei quali danno conto dei ritrovamenti fatti.

Da Facebook alla Procura

Le persone finite nei guai, residenti un po’ in tutta la Lombardia, sono appassionate di ricerche con l’utilizzo di metal detector. Sono sempre di più gli appassionati che, utilizzando l’apparecchio cerca metalli, frequentano campi e boschi alla ricerca di oggetti metallici nascosti nel sottosuolo. Attività del tutto lecita, salvo quando questa porta alla luce oggetti di valore storico o archeologico. Questi, in base alla legge, appartengono infatti allo Stato. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio parla chiaro: entro 24 ore dalla scoperta di oggetti tutelati deve farne denuncia al Comune oppure alla Soprintendenza. Chi ha effettuato il ritrovamento ha diritto al rimborso delle spese eventualmente sostenute ma anche a un premio.

Dopo la scoperta del gruppo Facebook (il cui amministratore ha messo in pausa, dopo aver ricevuto la visita dei carabinieri del TPC di Monza) gli investigatori hanno iniziato a prendere nota dei post maggiormente interessanti, quelli in cui i cercatori hanno condiviso immagini di oggetti di interesse storico e archeologico, e si sono appuntati i nomi da controllare. Quindi, dopo aver realizzato un’informativa per la Procura di Como, hanno ottenuto una serie di decreti di perquisizione firmati dal pubblico ministero Antonia Pavan. Da qui la scoperta di centinaia di oggetti ritrovati nel sottosuolo grazie all’uso del metal detector e mai denunciati alla Soprintendenza.

Reperti sequestrati

Monete, fibbie, medagliette e tanto altro sono stati sequestrati e sono ora oggetto di uno studio per verificare se ci sono reperti interessanti e di valore. Tutte le persone coinvolte sono state denunciate per aver eseguito ricerche archeologiche senza concessione e per essersi impossessate di beni culturali appartenenti allo Stato, in quanto rinvenuti nel sottosuolo o nei fondali marini. L’amministratore, comasco, del gruppo Facebook è stato invece denunciato per aver agevolato l’esecuzione da parte di altri delle ricerche, anche se il fatto di non aver rinvenuto alcun oggetto di interesse a casa sua potrebbe anche spingere la Procura ad archiviare la sua posizione.

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