Gli svizzeri cercano i medicinali qui: scatta l’allarme di Pharmasuisse

Confine Nella confederazione scarseggiano alcuni prodotti e c’è chi li richiede a Como. Dal Ticino soprattutto per un farmaco anti vertigine. De Filippis: «Disagi anche in Italia»

«Al momento in Svizzera scarseggiano tutti i tipi di medicinali».

Non è certo passato inosservato l’allarme lanciato nelle ultime ore dalla presidente della Società svizzera dei Farmacisti - l’influente Pharmasuisse - Martine Ruggli-Ducrot, soprattutto perché la vicina confederazione rappresenta una delle “patrie nobili” delle industrie farmaceutiche a livello globale.

Basti pensare che nel 2020, l’anno segnato per dieci lunghi mesi dalla pandemia, le esportazioni hanno raggiunto la quota record di 116 miliardi di franchi, pari al 52% delle esportazioni totali a livello federale.

Le catene

Il problema, secondo la presidente di Pharmasuisse, è da ricondurre alle catene di approvvigionamento legate ai paesi da cui la Svizzera dipende. E così oggi mancano all’appello antidiabetici, farmaci per la pressione e in taluni casi antibiotici.

Al momento non risulta però un aumento considerevole dei clienti ticinesi che in assenza di medicinali si rivolgono alle farmacie comasche di confine, anche perché già tanti dal vicino Cantone guardano al nostro territorio per acquistare i farmaci, decisamente più convenienti rispetto alle farmacie ticinesi. In realtà un mini-esodo dal Ticino - secondo una ricognizione operata dal nostro giornale - è in essere in particolare per un farmaco, il Vertiserc (indicato per nausea e vertigini), praticamente introvabile nel Cantone di confine e sempre più richiesto nelle farmacie comasche, non solo quelle a ridosso della frontiera.

«Il forte aumento di turisti in cui questo periodo nella stragrande maggioranza della nostra provincia non consente di avere un quadro esaustivo sull’aumento di clienti ticinesi e svizzeri. Per contro, concordo sul fatto che ci sia un problema legato all’approvvigionamento dei farmaci - conferma il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Como, Giuseppe De Filippis - Problema che riguarda non solo la Svizzera, ma un po’ tutti i nostri paesi. Basti pensare che l’altro giorno il presidente Macron ha rimarcato come l’industria farmaceutica francese debba tornare ad assicurare la produzione almeno dei farmaci fondamentali. Il fatto che si dipenda in modo marcato per quanto concerne i principi attivi da Paesi come l’India e la Cina purtroppo rappresenta un problema oggettivo che si sta facendo sempre più marcato».

Problema comune

«Non scopriamo certo oggi - continua De Filippis - che all’appello manca anche in Italia una serie di farmaci di uso corrente e comune. È ormai un dato oggettivo. È chiaro che l’allarme lanciato da Pharmasuisse è da tenere nella debita considerazione, data la rilevanza che storicamente ha l’industria farmaceutica svizzera, anche se nel mondo globalizzato si è tutti parte di una problematica comune».

Da rimarcare infine che la presidente di Pharmasuisse ha chiesto «la piena collaborazione dell’Unione Europea per far sì che l’Europa diventi maggiormente indipendente nelle catene di approvvigionamento, attraverso la diversificazione della produzione continentale».

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