Hotel o affitto breve? Il sondaggio tra i turisti diventa tesi di laurea

Le scelte dei visitatori Martina Denti è studentessa all’Università dell’Insubria: «Ho raccolto cento risposte dagli ospiti di case vacanza»

Gli affitti brevi e i bed and breakfast sono una soluzione per la locazione turistica comparsa sul mercato relativamente di recente. Questo fenomeno, legato al mutamento delle modalità di comunicazione, alla comparsa dei social media e alla crisi economica del 2008 è al centro di una tesi di ricerca di una studentessa dell’Insubria, Martina Denti, iscritta al corso di Hospitality for sustainable tourism development, che conosce il settore da vicino.

«L’idea della tesi, che è quella di raccontare la premessa storica della nascita delle case vacanza e dei b&b per poi provare a spiegare se, nella percezione dei turisti, siano soluzioni sostituibili e interscambiabili con quelle alberghiere, nasce dal fatto che io stessa lavoro nel settore delle case vacanza» spiega Denti. Questo le ha permesso di chiedere l’aiuto di diversi proprietari di appartamenti adoperati per affitti brevi e turistici così da diffondere quanto più possibile un sondaggio che arricchisce la tesi di nuovi elementi.

«Ho realizzato questo questionario, destinato ai turisti, proprio per verificare la loro percezione del fenomeno. Ne emerge che per loro hotel e case vacanza non sono soluzioni diverse o incompatibili, anzi». Su 105 partecipanti al sondaggio, infatti, la maggioranza rivela di considerare tanto le strutture alberghiere quanto quelle extra alberghiere al momento della prenotazione e di questi il 44% stima che le due proposte di alloggio siano quasi perfettamente sovrapponibili, mentre il 30% valuta molto alto, su una scala da uno a cinque, il livello di sovrapposizione tra i servizi offerti.

«Questo vale soprattutto per gli hotel a tre stelle, che sono il target preferito dai turisti intervistati come alternativa alle case vacanza, ma non manca chi ha rivelato di valutare anche gli hotel di lusso come alternativa possibile». Tra i fattori che però maggiormente spingono i turisti a scegliere l’affitto breve, al posto degli hotel, Denti grazie al sondaggio ha individuato in primo luogo la convenienza economica, seguita dalla la maggior varietà di proposte sul territorio e dal posizionamento. «Questa sostituibilità e interscambiabilità tra hotel e affitti brevi emerge anche dai dati Istat relativi agli ultimi dieci anni. Ho considerato entrambi i rami del Lario e ho visto che, mentre le strutture alberghiere non sono aumentate, ma in certi casi sono persino diminuite, quelle extra alberghiere invece sono aumentate tantissimo». A conferma di un dato che già avevamo raccontato su queste pagine in relazione alla provincia comasca e, in particolare, al capoluogo.

«Non sempre però è stato facile reperire i dati necessari a inquadrare il fenomeno. Ne servirebbero di più, senz’altro» sottolinea Denti. Chi ha partecipato al sondaggio di Denti sono soprattutto turisti europei, di età compresa, per la maggior parte tra i 19 e i 29 anni, seguiti dagli under 50. «Il fenomeno è recente, come ho spiegato nell’introduzione della tesi: c’entra molto con la crisi del 2008 che ha spinto le persone a trovare nuovi modi per accrescere le entrate, ma anche con lo sviluppo dei social media, di cui Airbnb ha sicuramente goduto molto».

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