I lavori cambiano volto alle scuole di via Magenta: «Razionalismo tradito»

La polemica L’architetto Paolo Brambilla solleva dubbi sul cappotto e sul colore giallo scelto per una facciata dell’edificio

Il diavolo si nasconde nei dettagli e, nel caso del complesso scolastico situato in via Magenta, dove hanno sede una scuola elementare, una scuola media e l’istituto superiore Leonardo Da Vinci - Ripamonti, sono proprio i particolari a fare la differenza tra un edificio qualsiasi e un portato storico del patrimonio di architettura razionalista comasca.

Eredità che, secondo l’architetto Paolo Brambilla, rischia di scomparire per via di un progetto di efficientamento energetico in corso, su appalto dell’amministrazione provinciale: «Stanno realizzando un cappotto esterno che appianerà le “sfondature” delle finestre tipiche di questo edificio razionalista, ispirato alla Casa del Fascio di Giuseppe Terragni». I lavori, iniziati a fine giugno e destinati a terminare prima della ripresa delle lezioni, sono finanziati dal Pnrr (si tratta di una riqualificazione del valore di 827mila euro) e prevedono un adeguamento delle finestre, con sostituzione di serramenti e oscuranti, per limitare la dispersione termica.

Realizzato tra 1957 e 1958, questo complesso scolastico che ha tra le sue principali caratteristiche quella di riunire tre gradi d’istruzione in un unico luogo, fu progettato dall’architetto Silvio Longhi, membro di un gruppo di razionalisti comaschi riuniti intorno alla figura di Terragni.

«Manca poco ai settant’anni di età dell’edificio e a partire da quel momento sarà sottoposto a vincolo culturale. Mi sembra poco avveduto intervenire su un edificio simile senza prima consultare la commissione Paesaggio, così da informare il progettista dell’intervento sul valore storico e culturale di questo edificio e su quali dettagli sono tali da poterlo collocare nell’alveo del razionalismo, cui appartengono molti edifici della nostra città». Dettagli che, nel caso del razionalismo, spesso sono difficili da cogliere: si tratta di linee, equilibri, colori.

Il timore di Brambilla ha origine da un precedente: due anni fa, una parte di questo complesso ha subito una ristrutturazione che ha portato la facciata esterna a essere tinteggiata di un colore diverso da quello originale: «L’edificio in cui ha sede la scuola media è stato dipinto di color “becco d’oca”, un giallo che nulla ha a che fare con i colori tipici del razionalismo, ovvero il bianco e il grigio, pensati per esaltare la purezza degli edifici» spiega Brambilla. “Errore” che, in quel caso, fu compiuto dal Comune di Como.

Il timore dell’architetto comasco è dunque che, ad appena due anni dalla concessione del vincolo culturale, si verifichi un’altra situazione simile, con la modifiche del “ritmo” e delle linee della facciata del Da Vinci - Ripamonti.

«Non è così - risponde però il settore “Fabbricati ed edilizia scolastica” della Provincia - Il progetto esecutivo ha tenuto conto della storicità e della pregevolezza dell’immobile, anche se non vincolato. Il cappotto terrà conto modanature e sagomature delle campiture delle facciate e i colori sono stati scelti uguali a quelli esistenti (bianco e grigio, ndr.) e non è previsto alcuno stravolgimento generalizzato su volumi e colori. La pratica inoltre è stata inoltrata al Comune di Como corredata di autorizzazione Paesaggistica semplificata».

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