I lucchetti delle case vacanza sono ovunque

Turismo Non solo alle finestre e sui portoni, li lasciano anche sugli arredi pubblici: cestini, tubature e lampioni. Si tratta delle “scatolette” con combinazione dove i proprietari inseriscono le chiavi destinate agli ospiti in arrivo

Lampioni, tubature, portoni, finestre, cartelli e persino cestini della spazzatura. Non sono i punti chiave di una bizzarra caccia al tesoro in centro, ma i luoghi in cui è possibile trovare le lock-box, piccole casseforti, simili a lucchetti, con apertura a combinazione, dentro cui i proprietari di case vacanza inseriscono le chiavi con cui i loro ospiti possono accedere alle strutture.

Come funzionano

La logica dell’utilizzo di questi oggetti è abbastanza intuitiva: i proprietari facendone uso, possono organizzare il check in e il check out dei turisti a distanza, senza mai presentarsi sul posto ad accoglierli, risparmiando così tempo e potendo gestire in contemporanea più strutture anche distanti tra loro. Il turista contattato dal proprietario non deve fare altro che inserire la combinazione indicata e utilizzare le chiavi custodite al suo interno per accedere alla casa, per poi riporle nella lock-box prima di andarsene.

Ecco perché molti di questi oggetti sono appesi in bella mostra nei punti più facilmente identificabili per un turista: il lampione di fianco al portone, i tubi che corrono lungo le mura dell’edificio o le grate delle finestre. E laddove l’appartamento non si trovi al piano terra si chiede al vicino di casa la cortesia di permettere il posizionamento del lucchetto sul portone condiviso. Insomma, le lock-box sono ovunque e una volta individuata la prima è quasi impossibile non vederne a cascana decine di altre. In centro, basta passeggiare lungo una manciata di vie per accorgersene: un primo lucchetto lo si trova applicato sul muro vicino al campanello di un palazzo in via Parini, in una posizione discreta e tutto sommato privata, ma già in via Rovelli un altro lucchetto spicca su un lampione, su cui è posizionato grazie a una catena e ancora in via Volta troviamo il primo sui tubi dell’acqua di un elegante palazzo, ma è via Indipendenza a dare le soddisfazioni più grandi.

La lunga via percorsa da molti cittadini e turisti, su cui si affacciano abitazioni private, negozi e locali, pullula di queste piccole cassaforti. A coppie o gruppi di tre e quattro le si trova su ogni lato della strada, ad altezza del naso - quando sono apposte sulle finestre così come a pochi centimetri da terra e, nel caso più bizzarro di tutti, persino sul cestino della pattumiera situato all’incrocio con via Bernardino Luini. Ma se cementarle da parte al campanello è consentito, posizionarle su arredi pubblici è un comportamento vietato, non solo per il potenziale danneggiamento del lampione, della tubatura o del cartello, ma anche perché così facendo i proprietari traggono da un bene pubblico un vantaggio privato, di natura imprenditoriale.

Le altre città

Como non è certo la prima città a essere colpita da questo fenomeno: la Soprintendenza ne ha chiesto il bando a Venezia sottolineando che questi oggetti sono «privi di autorizzazione paesaggistica», a Milano un consigliere comunale del Pd ha chiesto di regolamentarne l’utilizzo, mentre a Bologna qualche protesta si è alzata dai condomini non troppo contenti di sapere che una chiave di accesso all’intero palazzo è a disposizione di chi riesca a indovinare la combinazione o a scassinare le piccole casseforti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA