Stadio, la farsa dei mille posti in più: la città non è pronta per la serie A

Il caso La data spartiacque è (era?) quella della sfida con il Parma: serve una capienza maggiore. Se non ce la si farà per quella partita (il 24 febbraio) sarà una sconfitta significativa. Per tutti

Niente mille posti per il big match Como-Parma. Ferale notizia per i tifosi del Como. Inspiegabile peraltro. Già, “i mille posti in più” che in qualsiasi device o blog virtuale, privato o pubblico che sia, sul web è diventato un disperato appello, un mantra, una nenia, un rosario dei tifosi del Como.

Riassunto

I mille posti in più sono quelli cui puntava la società per avere un aumento di capienza significativo, all’interno del vetusto impianto comasco che a fatica ha messo insieme per la serie B 6.500 posti agibili. Con conseguente corsa al biglietto ogni settimana, che nemmeno “Giochi senza Frontiere”. Con i mille posti in più famosi, sarebbero 7.500. I mille seggiolini sono già stati posizionati dalla società (da mesi) in Curva Como. Li vedi lì, a posto, ordinati, e ti viene da ridere e da piangere all stesso tempo. Perché?

Perché il via libera definitivo deve ancora arrivare. Doveva essere sbloccato da una serie di lavori tutti burocraticamente infilati nello stesso documento. In teoria, una volta posizionate le telecamere volute della Questura per controllare meglio l’ordine pubblico (lavori già fatti, peraltro), si sarebbe dovuto procedere. Invece bisognava aspettare anche altri lavori, che non c’entrano un fico secco con i mille posti, inseriti nello stesso lotto. Tra questi, il posizionamento dei nuovi bar e soprattutto l’abbassamento delle torri faro, che erano (teoricamente) pericolose per gli atterraggi degli idrovolanti. Teoricamente, perché si gioca e si vola da cento anni così. Ma fa niente, prendiamo per buone le nuove normative migliorative per la sicurezza. Non è questo il punto. E dove sta il punto? Mettetevi comodi.

Il punto è che l’incontro tra le parti ed Enac (la società che gestisce le attività aeroportuali) era avvenuto un mese fa; e subito dopo, con grande solerzia e operatività, le torri faro erano state colorate e dipinte (di bianco e rosso, ohibò, colore di mille rivali, ma fa niente: è il colore delle segnalazioni aeroportuali. Passare oltre, please), tutto a posto. E allora? Manca un incontro di verifica tra il Comune ed Enac, che approvi i lavori effettuati e dia il via libera. Quando ci sarà questo incontro? Non si sa. Come non si sa? Non si sa. Ora: a cosa è servito tagliare le torri con una velocità che nemmeno Fleximan, se poi siamo ancora qui impantanati. Ma soprattutto, e qui finalmente sta il punto, il problema arriva adesso, a una data spartiacque che dividerà irrimediabilmente i vincitori dagli sconfitti.

Match decisivo

La data è quella della partita tra Como e Parma (24 febbraio). La partita delle partite. La sfida tra due pretendenti alla Serie A, un piccolo spareggio, una di quella occasioni in cui i mille posti in più sarebbero non utili, ma necessari. Per avere più gente, per non lasciare fuori tifosi senza abbonamento, per aiutare la squadra in una partita fondamentale.

Ecco: se una città non ha sincronizzato gli orologi, quelli istituzionali con quelli sportivi, se non ha messo in conto che avere mille posti in più contro l’Ascoli non è uguale ad averli con il Parma (e con il Venezia sette giorni dopo, altro big match), allora dobbiamo concludere che questa città, sotto il profilo sportivo, non è cresciuta: resta la sonnecchiosa città che alla squadra di calcio e agli eventi sportivi è interessata fino a un certo punto. Non è una città pronta per la serie A. Ed è un problema, se la società calcistica in serie A ci vuole andare a tutti i costi (e, anzi, ci andrà). Una volta tanto, scoprire il colpevole dei ritardi non è il primo obiettivo. La sentenza è già arrivata: sei mesi per avere un via libera per mille posti in più allo stadio è una cosa che non si può sentire. E fa venire la tentazione di credere al detto populista: certe cose, solo a Como...

© RIPRODUZIONE RISERVATA