I sindaci contro Rapinese: «Impossibile collaborare»

La polemica Tanti concordano con il giudizio di Fiorenzo Bongiasca. Cantaluppi: «Continue difficoltà» - Alberti: «Scenda dal piedistallo»

«Rapinese? Impossibile collaborare con lui. Ma dovrebbe ricordarsi che guida il Comune capoluogo e questo lo rende responsabile anche nei confronti del resto del territorio».

Trova diverse conferme tra i sindaci il giudizio del presidente di Villa Saporiti, Fiorenzo Bongiasca, secondo il quale ad Alessandro Rapinese - che intende correre con una propria lista per il consiglio provinciale - «non importa nulla di collaborare nell’interesse dei cittadini». «Purtroppo nel mio piccolo devo confermare che con Como ci sono sempre state difficoltà - dice il sindaco di Lipomo, Alessio Cantaluppi - Però mai come con questa amministrazione, che si sta completamente dimenticando di essere capoluogo di Provincia e che, in quanto tale, avrebbe il dovere di dialogare con i Comuni vicini».

Le rette dei nidi

Tanti i temi, secondo Cantaluppi, su cui invece è mancata la collaborazione: «Il più recente è quello dei nidi. Como ha completamente scaricato i residenti degli altri paesi, chiedendo a noi una somma ingiustificata per le rette. Al di là delle scelte dell’amministrazione, nelle quali non entro, c’è stato un atteggiamento contrario a ogni rispetto istituzionale: sono abituato a sedermi a un tavolo e dialogare per arrivare a scelte condivise».

«Rapporti? Zero - conferma Pierluigi Mascetti, sindaco di San Fermo della Battaglia - Già l’esordio di Rapinese era stato infelice, con quell’idea di accorpare San Fermo e Cernobbio a Como, come fossero solo dei sobborghi, per realizzare la “grande Como”. Ho la consuetudine, prima di fare sparate, di sentire il mio interlocutore e chiedergli cosa ne pensa». Con i predecessori di Rapinese, aggiunge Mascetti, i rapporti sono stati sempre ottimi, a prescindere dal partito: «Magari non idilliaci con Bruni ai tempi della costruzione dell’ospedale, ma almeno c’era un rapporto».

«Nessuna apertura, fin dall’inizio - conferma Matteo Monti, sindaco di Cernobbio - Impossibile confrontarsi con Rapinese, ci ho provato più volte, ora non sto più ad impazzire». Il primo scontro, ricorda Monti, è stato sugli eventi natalizi: «Adesso il problema è con l’Azienda servizi sociali, che riunisce 21 Comuni: Como sta rallentando i progetti. Noi siamo sindaci. sia che rappresentiamo 90 o 90mila anime: se ci sono problemi dobbiamo sederci attorno a un tavolo e cercare una soluzione condivisa. Questo con Rapinese è impossibile».

E se il sindaco di Cantù, Alice Galbiati, preferisce non entrare nel merito dei rapporti con il collega comasco, quello di Erba, Mauro Caprani, non riferisce di particolari occasioni di conflitto: «Solo un volta - si corregge - per l’assemblea pubblica di Ats Insubria. Come finì? Che Rapinese si fece la lista per i fatti suoi. Legittimamente». Ma come gestisce il rapporto con il collega? «Lo evito», taglia corto Caprani.

Il diavolo e l’acqua santa

Non può evitare Rapinese invece Giovanni Alberti, perché oltre che sindaco di Mariano Comense è anche vicepresidente dell’Amministrazione provinciale: «A livello di tavoli provinciali qualche collaborazione l’ho avuta con gli assessori, e non posso dire che sia stata negativa. Ma non mi è piaciuta l’uscita di Rapinese su Villa Saporiti perché non è l’atteggiamento giusto per provare a costruire un rapporto. Quando attacchi le istituzioni e dici che tutti quelli che sono legati ai partiti sono il diavolo e solo tu sei l’acqua santa c’è qualcosa che non va. Anche perché Rapinese è il sindaco del capoluogo quindi rappresenta tutti gli altri sindaci alla Conferenza Stato-Regioni: non può prescindere dall’interlocuzione. Lo invito ad abbassare i toni e a scendere dal piedistallo. Le poche volte che ci riesce diventa un po’ diverso, ci si conosce meglio e il rapporto migliora».

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