I socialisti lariani
«Ora riabilitiamo
la figura di Craxi»

Al cinema, “Hammamet”, la pellicola sulla vita dell’ex premier. Simone: «Era un gigante rispetto ai politici di oggi». L’ex segretario regionale del Psi: «Ha fatto grandi cose»

Complice l’uscita del film di Gianni Amelio Hammamet, il mondo socialista comasco dopo vent’anni torna a interrogarsi sulla figura storica di Bettino Craxi. L’immagine delle monetine lanciate contro l’allora leader del Psi è ancora vivida nella memoria degli italiani, ma c’è chi da anni si batte per cancellare quella fotografia rivalutando lo spessore politico di uno dei protagonista della nostra Repubblica.

«Io credo che oggi nessuno voglia mettere più in discussione la statura politica di Craxi - dice l’ex sindaco di Como Sergio Simone - basti guardare all’attuale ministro degli Esteri: la figura di Bettino ne esce automaticamente ingigantita. Ma se con serietà vogliamo discutere di Craxi, se vogliamo rivalutarne le politiche, le scelte e gli errori, allora io credo che dovremmo tutti scavare a fondo nel periodo di tangentopoli. Temo però sia difficile, è presto. Troppo personaggi chiave sarebbero costretti se non all’autocritica a degli importanti ripensamenti». L’ex primo cittadino socialista intende dire che le persone vicine al sistema corruttivo dell’epoca occupano ancora poltrone importanti.

I nostalgici

«In effetti non credo sia cambiato molto - commenta Gioacchino Favara, sindacalista per trent’anni nel Psi - la corruzione anzi è dilagata dalla politica alla macchina pubblica. Dopo Craxi, che pure ha commesso degli errori nell’uso del bene pubblico, era necessario porre dei correttivi. L’Italia in quel momento storico purtroppo ha fallito». La responsabilità per i socialisti è in larga parte della magistratura, del più famoso pool di giudici milanesi. Al contrario Bettino Craxi per i reduci del Psi resta nell’Olimpo dei grandi statisti al pari dei Moro e dei De Gasperi. Troppo?

«Non esiste una sola persona, tranne forse San Francesco - commenta Andrea Parini, già segretario regionale del Psi - di cui si possa dire che conosciamo solo luci e non ombre. Craxi come politico ha proposto grandi cose, certamente criticabili da chi non le condivide. Ma coloro che non hanno saputo criticarlo l’hanno soltanto attaccato personalmente. I suoi detrattori non hanno avuto fortuna, nessuno li ricorda e gli eredi abbaiano confusi». Parini fa riferimento in particolare ai comunisti, convinto comunque che il tempo sia sempre galantuomo. Del resto è ovvio, la famiglia socialista conserva un ricordo molto positivo del periodo craxiano.

Andare oltre il craxismo

«Io no, non c’ero, ero solo una bambina - dice Rossella Pera, politica comasca oggi responsabile del terzo settore del Psi e a lungo referente per i giovani socialisti - il mio impegno è iniziato ripartendo da una manciata di voti alle elezioni. Io cerco di distaccarmi dal ricordo di Craxi, dalle tangenti prima e dalla persecuzione mediatica poi. Anche se non penso che da solo possa avere determinato quell’intero periodo storico. Preferisco concentrarmi sul riformismo socialista che dovremmo ereditare e che dopo Craxi è sparito».

«Ero craxiano quando Craxi dentro al partito non aveva ancora il 10% dei consensi - racconta Alfio Balsamo, ex vice sindaco di Campione d’Italia, già segretario provinciale socialista - e anche quando il Psi si è disintegrato io sono stato tra i pochi che hanno rifondato subito il partito. Siamo stati accusati d’ogni male italiano. Ma la storia socialista lunga 120 anni non può essere riassunta solo con il famoso lancio delle monetine».n 

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