Testimonianze dai vigilantes della cooperativa commissariata: «A me, disabile e malata, hanno detto “puoi startene a casa”»

Le storie I dipendenti della Servizi Fiduciari raccontano le pessime condizioni di lavoro, testimoniano i bassi stipendi e quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza. La cooperativa è accusata di caporalato

Alessia è disabile. E ha problemi di salute che la obbligano a frequente terapie ospedaliere. Dipendente della Servizi Fiduciari (già Sicuritalia Servizi Fiduciari) lo scorso febbraio, sentita dai finanzieri, racconta: «Ho subito intimidazioni a volte legate anche al mio aspetto estetico o alla mia disabilità. In seguito alla mia malattia, avevo chiesto postazioni più vicine» alle strutture ospedaliere presso le quali la donna doveva essere sottoposta a terapie. «Mi risposero che la mia malattia non era un loro problema e che potevo anche restarmene a casa».

Leggi anche

Lo stesso giorno in cui i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Como sentivano la donna, anche le parole di Sebastiano vengono messe a verbale: «Mio padre era in gravissime condizioni di salute e, per poterlo assistere, iniziai a chiedere dei giorni di ferie, che mi sono stati negati. Sono riuscito a ottenere tre giorni solo nel momento in cui stava per morire. Sono arrivato a casa poche ore prima del suo decesso».

Lasciata a casa per aver protestato

Giada aveva provato a protestare. E lo aveva fatto in più occasioni. Una prima volta si era sentita rispondere che «se le condizioni di lavoro non mi andavano bene potevo anche a rimanere a casa». Una seconda volta «la società ha iniziato ad assegnarmi turni di lavoro difformi rispetto al contratto di assunzione». La terza volta è stata lasciata a casa per tre mesi: «Ho ricevuto le buste paga nelle quali non veniva esposta alcuna somma. Alle mie proteste mi è stato detto che essendo socio lavoratore di una cooperativa, e quindi non dipendente, nessuna retribuzione mi era dovuta se non prestavo attività lavorativa».

«Avevo estremo bisogno di lavorare, per questo ho fatto doppi turni»

La magistratura milanese accusa l’amministratore della Servizi Fiduciari Società Cooperativa di aver approfittato dello stato di bisogno dei lavoratori, per riconoscere a loro stipendi ai limiti della soglia della povertà. Dice Giulio: «Avevo perso il lavoro e dovevo badare a esigenze famigliari. Avevo estremo bisogno di lavorare. Mi sono reso conto dell’esiguità dello stipendio, ma per paura di perdere questa opportunità non mi sono mai rifiutato e ho fatto i doppi turni». Così Claudio: «Sono stato costretto a lavorare per uno stipendio così basso perché dovevo mantenere me e la famiglia. Durante la notte mi sono dovuto trovare un altro lavoro, per poter arrotondare». E Giada insiste: «Dovevo pagare l’affitto di casa e mantenere mio figlio, ma con la paga base non riuscivo nemmeno a far fronte alle spese di viaggio per andare a lavorare».

Tutti questi addetti alla vigilanza erano dipendenti - o meglio: soci lavoratori della cooperativa - della Servizi Fiduciari di via Martino Anzi 8. Ma secondo la Procura, le fiamme gialle e pure il giudice delle indagini preliminari, la coop era «eterodiretta» dai vertici di Sicuritalia. E infatti indossavano uniformi di lavoro con la scritta Sicuritalia, nel caso di vertenze sindacali i rappresentanti dei lavoratori di dovevano confrontare con i dirigenti del gruppo di vigilanza e infine l’assunzione di alcuni soci lavoratori della cooperativa - i quali, dice l’accusa, sarebbero stati minacciati per non partecipare alle assemblee e firmare deleghe in bianco - avveniva anche mediante l’invio di curriculum direttamente al sito web di Sicuritalia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA