Il 15% dei comaschi non vuole vaccinarsi
«Ecco perché è importante convincerli»

Almeno una dose a nove anziani su 10 - Bene l’adesione per la fascia d’età oltre i cinquant’anni - L’Ats Insubria: «Dobbiamo studiare nuove strategie»

Il 15% della popolazione comasca non ha prenotato il vaccino e, con ogni probabilità, non lo farà mai.

A fornire il dato è Ats Insubria, che ha allo studio un cambio di strategia per convincere i comaschi a proteggersi dal Covid; «Abbiamo cercato di aumentare l’adesione con azioni mirate anche in provincia – dice Marco Magrini, dirigente di Ats Insubria oggi nell’unità di crisi regionale per la campagna vaccinale – ma non è facile, tra il 10% e il 15% della popolazione non ha ancora prenotato la vaccinazione e ormai con buona probabilità non intende farlo. Ora però dopo un partenza lenta e difficile le cose volgono al meglio, soprattutto nella popolazione anziana, la più a rischio».

Due settimane fa i sessantenni comaschi vaccinati con almeno una dose erano solo il 71%. L’adesione alla campagna vaccinale tra i 60 e i 69 anni, sommate le prenotazioni già fissate, arrivava al 76% e faceva preoccupare le autorità sanitarie. Adesso le prime dosi sono aumentate fino all’82%, calcolando anche le residue prenotazioni il tasso d’adesione tra i sessantenni comaschi si attesta sull’85%.Un dato più confortante e in linea con quello lombardo. Preoccupano piuttosto le adesioni tra i più giovani. Le vaccinazioni in Lombardia vanno avanti senza intoppi, la copertura tra i cittadini aumenta progressivamente, sebbene sia necessario concentrarsi sui segmenti non ancora vaccinati.

Oltre gli 80 anni l’obiettivo è ormai raggiunto, il 97% dei grandi anziani comaschi è difeso con una prima inoculazione, nelle restanti province si oscilla tra il 92% e il 98%. Tra i 70 e i 79 anni a Como l’89% dei cittadini ha ricevuto una dose. Non ci sono grandi scostamenti nel panorama lombardo, le disparità tra i diversi territori si sono affievolite. In tutte le province però, al diminuire dell’età, si assiste ovunque in maniera omogenea ad un calo costante dell’adesione. È vero che per i più giovani le prenotazioni tramite portale sono aperte da poco, ma per i più maturi invece di tempo ne è trascorso.

«Adesso - prosegue Marco Negrini - l’attenzione è rivolta alle vaccinazioni dei più giovani. Le prenotazioni fino ai 50 anni sono arrivate subito in maniera massiccia, al di sotto di questa età invece i numeri sono stati più lenti e meno importanti. Occorre, in base all’adesione, studiare diverse strategie».

Per il momento la Regione ha escluso di organizzare delle giornate dedicate alla vaccinazione dei giovani e dei giovanissimi. Niente vaccinazioni concentrate sui maturandi, per esempio. Ma di qui a settembre, se le prenotazioni non dovessero crescere, si potrebbe pensare di proporre delle iniziative magari in collaborazione con le scuole, per invogliare gli alunni e motivare le famiglie. Anche le vaccinazioni nelle aziende potrebbero aumentare la copertura mettendo alla corda i cittadini non ancora vaccinati.

«Dobbiamo guardare anche alle terze dosi – dice Magrini – per il momento le indicazioni operative ci chiedono di pensare anche ai richiami tra l’autunno e l’inverno, in attesa sempre di eventuali nuove decisioni delle autorità sanitarie e politiche. I primi a ricevere il nuovo richiamo saranno i sanitari, verosimilmente negli ospedali, ma dovremo raggiungere di nuovo anche gli anziani delle Rsa. Quindi occorre organizzarsi anche per la restante popolazione. Perciò bisognerà lavorare con i medici, le farmacie e le aziende».

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