Il bidello accusato di violenza: chat con altre studentesse

L’inchiesta Dal telefono del collaboratore scolastico i contatti con diverse ragazze del Setificio. L’amico della prima vittima racconta: «Dopo l’intervallo tornava in aula cupa e triste»

«Dopo l’intervallo spesso ritornava in classe cupa e triste. Non capivo perché, fino a quando non mi ha scritto quel messaggio…». A raccontare ai carabinieri l’incubo vissuto dell’amica, è un compagno di classe di una delle studentesse che hanno accusato un bidello del Setificio di violenza sessuale. È stato lui, dopo aver ricevuto un whatsapp disperato dalla compagna, ad alzare il velo su una vicenda che se, in parte, è già giunta alla fase della chiusura delle indagini, dall’altra potrebbe avere uno strascico con possibili altri accertamenti su altre ragazze – presenti o passate – dell’istituto Paolo Carcano, che potrebbero aver ricevuto attenzioni non gradite, se non vere e proprie molestie sessuali, dal collaboratore scolastico.

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Lui, Vincenzo Militello, 64 anni, originario della provincia di Agrigento ma da anni residente in città, resta agli arresti domiciliari. Sul suo telefono cellulare i carabinieri della stazione di Como, che hanno condotto le indagini, hanno trovato diversi contatti di studentesse del Setificio.

Le avance

Alcune di queste sono state sentite come testimoni, dagli investigatori. E a verbale hanno fatto mettere dichiarazioni e ricordi che hanno convinto gli inquirenti a ampliare il ventaglio di accertamenti sull’attività extra scolastica del bidello. Una delle ragazze, ad esempio, ha riferito che Militello le avrebbe inviato un messaggio del tipo: “Ti penso”. E ancora: “Sei bella”. E addirittura: “Sono geloso di te”. A un’altra avrebbe chiesto i dettagli dei momenti intimi che lei trascorreva con il proprio fidanzato. Un’altra ancora avrebbe riferito di certi giochi di parole con doppi sensi neppure troppo velati: “Ti serve la scopa o vuoi giocare a scopa con me nello sgabuzzino?”.

Certo, nel corso dell’inchiesta sono emerse anche dichiarazioni in difesa dell’indagato. Ad esempio una sua collega ha riferito di non aver mai visto Militello comportarsi in modo sconveniente con alcuna donna, tantomeno con le studentesse. Ma a mettere nei guai il collaboratore scolastico non sono “solo” le parole di due ragazze – minorenni – ma anche il contenuto della chat nella quale la ragazza dopo avergli scritto che non sarebbe più andata nella biblioteca (dove sarebbero avvenute le violenze) e che non voleva «più fare quelle cose», si è vista recapitare messaggi del tipo «io ti vorrei», «grazie di questi momenti belli che non dimenticherò».

Le minacce

Ad aggravare le accuse nei confronti del collaboratore scolastico del Carcano vi è poi il racconto delle minacce che la giovane avrebbe ricevuto da lui: «Se lo dici a qualcuno ti vengo ad ammazzare», le avrebbe detto. O ancora: «Se non vieni con me ti vengo a prendere io in classe».

Dal canto suo il preside del Setificio, il professor Roberto Peverelli - è stato lui a formalizzare la denuncia ai carabinieri - ha spiegato: «Non ci eravamo mai accorti di nulla». E, riferendosi al collaboratore scolastico arrestato: «Non aveva mai dato problemi ed era una figura storica della scuola». Era, appunto.

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