Il caso Carducci: ora a rischiare è il Conservatorio

Il caso Una diffida inviata al Comune congela il progetto che prevede il trasferimento della scuola di musica. In bilico anche l’ipotesi di trasloco della Fondazione Volta

La prima vittima dello scontro in corso tra il Comune e l’associazione Carducci rischia di essere il Conservatorio, che in teoria dovrebbe prendere possesso del piano terra dello stabile al 5 di viale Cavallotti, quello che fino a qualche anno fa era stato utilizzato dall’università dell’Insubria (il Carducci occupa gli spazi del civico 7, dove c’è l’auditorium). Ieri Maria Cristina Forgione - avvocato nonché presidente dell’associazione culturale - ha inviato a Palazzo Cernezzi un’ulteriore diffida (dopo quella trasmessa mercoledì) intimando agli uffici di astenersi dal perfezionare un contratto di cessione che peraltro risulta già siglato, se è vero, come è vero, che lo stesso Conservatorio si sta preparando a dare il via ai lavori di ristrutturazione, come ieri ha confermato anche la presidente Anna Veronelli. La sintesi della situazione sta tutta in una breve dichiarazione della stessa Forgione: «Con tutto il rispetto - ha detto -, noi non siamo la bocciofila. Per cui o il sindaco viene a Canossa, oppure posso garantire che in quei locali non metterà mai più piede nessuno». Risulta che il Conservatorio abbia ottenuto la concessione del piano ex università dal Comune per un periodo di 19 anni in cambio dell’esecuzione dei lavori di restauro.

Comunque, per riassumere: qualche giorno fa ad aprire il valzer delle diffide era stata l’amministrazione comunale, che al Carducci intimava di consegnare le chiavi della sala dei Nobel, quella che ospita il Museo Casartelli, al primo piano del civico 5, ex università. La restituzione delle chiavi - pretesa con toni davvero poco concilianti - anticipava la volontà di trasferire nella sala dei Nobel la Fondazione Volta, attualmente ospite della villa del Grumello. Il nodo è nell’accordo con cui nel 1930 lo stabile di viale Cavallotti fu donato al Comune: esso prevedeva che in cambio dell’edificio - nel quale si sarebbe insediato l’istituto magistrale - il municipio avrebbe pagato per sempre le bollette di luce e riscaldamento («sarà obbligo del Comune di mantenere a permanente completa libera e gratuita disposizione dell’associazione per la Coltura del popolo, rimanendo a carico del Comune il riscaldamento e l’illuminazione e fino a quando questa avrà vita, i seguenti locali...» ecc. ecc.) mentre la manutenzione straordinaria sarebbe rimasta a carico dell’associazione. In altre parole, stante quell’accordo, Palazzo Cernezzi non avrebbe potuto cedere al Conservatorio neppure uno sgabuzzino senza il consenso scritto dell’associazione, né potrà farlo con la Fondazione Volta.

L’intimazione a restituire le chiavi del Museo Casartelli si aggiunge peraltro a un’altra vertenza che non facilita i buoni rapporti: nell’ottobre del 2021 (quindi prima dell’avvento dell’attuale amministrazione) gli uffici comunali inviarono al Carducci una cartella esattoriale da 113mila euro, pretendendo la restituzione delle spese sostenute per luce e gas nei dieci anni precedenti. All’era Rapinese risale invece l’impugnazione della stessa cartella, ad opera del Carducci.

Oggi c’è l’eventualità che questa “disfida di diffide” sfoci in un contenzioso legale: significherebbe interrompere qualunque progetto, con conseguenze difficili da prevedere, specie per quanto attiene ai tempi. La giustizia civile, come noto, non è sempre così celere.

Quanto infine all’amministrazione, anche ieri è rimasta in silenzio.

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