Il caso del finto avvocato del “recupero crediti”: prometteva mari e monti, poi spariva

L’indagine Almeno 17 le vittime di Giuseppe Lo Brutto, 47 anni, con studi tra Varese e Milano. Tra loro anche un imprenditore comasco costretto a liquidargli la parcella su una Postepay

Per la procura di Varese era un finto avvocato che praticava abusivamente la professione truffando di conseguenza i suoi clienti, cui chiedeva parcelle per pratiche che non portava avanti. Ben diciassette le presunte vittime, sparse un po’ in tutta Italia, da Bergamo a Lodi, da Benevento a L’Aquila, da Canicattì a Cologno Monzese, Uboldo, Besana Brianza, Biandronno e anche Como.

Anzi, il piccolo imprenditore comasco attivo nel campo edile – 63 anni – è forse una delle parti più colpite da questo presunto avvocato che di nome fa Giuseppe Lo Brutto, 47 anni, con studi a Porto Ceresio, Milano, Lavena Ponte Tresa ma che in realtà, per la procura di Varese, era solo un truffatore.

Tutte le vittime

Il pm che ha indagato su di lui ha già chiesto il giudizio e l’udienza preliminare è stata fissata per il giorno 10 ottobre. Già certo di costituirsi parte civile l’avvocato Alan Breda, del foro di Varese, che rappresenterà una delle 17 vittime che in queste ore valuteranno con i rispettivi legali se presentarsi o meno in aula. L’indagato sarà invece rappresentato dall’avvocato Marco Mainetti.

Ma torniamo alla storia che riguarda soprattutto il piccolo imprenditore comasco. Sono due i raggiri che avrebbe subito. Nel primo il sessantatreenne avrebbe affidato al sedicente legale un recupero crediti da 14.500 euro vantato nei confronti di un’altra impresa comasca. L’avvocato avrebbe dovuto presentare un atto di pignoramento che avrebbe dovuto essere depositato in Tribunale a Como. Per quella pratica chiese – secondo quanto raccontato dalla vittima – 716 euro che però (ed è questa oggettivamente una stranezza) chiese di ricevere su una ricaricabile PostePay. Ovviamente di quell’atto nel Palazzo di Giustizia di Como non c’è traccia. Stiamo parlando del mese di luglio del 2021.

Solo poche settimane dopo lo stesso imprenditore edile chiese – sempre all’avvocato – di muoversi per un secondo recupero crediti, questa volta da 23mila euro, per dei lavori di ristrutturazione effettuati in un campo sportivo della provincia di Varese ma mai pagati. In questo caso, il finto legale pretese per l’istanza di mediazione un compenso di 500 euro, sempre da pagare sulla solita PostePay. Anche in questo secondo episodio, l’uomo ora indagato dalla procura non portò avanti alcun atto ufficiale.

La ricostruzione

Dalle segnalazioni presentate – davanti a tutte c’era proprio quella dell’imprenditore comasco – la polizia giudiziaria varesina iniziò ad indagare su quell’avvocato raccogliendo giorno dopo giorno notizie di pratiche che avrebbe dovuto svolgere ma che mai portò a termine. Così, il fascicolo si è arricchito di denunce, racconti, dichiarazioni che hanno portato a ricostruire le truffe, ma anche altri casi sempre di truffa oppure di esercizio abusivo della professione di legale, in quanto secondo la procura non ne aveva i titoli.

Sono diciassette, come detto, le presunte parti offese che ora dovranno solo decidere se costituirsi o meno di fronte al giudice dell’udienza preliminare. Tra le accuse messe nero su bianco dal pubblico ministero c’è anche quella di falsità materiale commessa da un privato.

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