Il Patria abbandonato: «Ma ora sistemiamolo davvero»

Reazioni La Famiglia Comasca, da sempre in prima linea: «Cauto ottimismo». La figlia di Piercesare Bordoli: «Lui darebbe fiducia a fronte di un progetto»

02:21

«Cauto ottimismo» ma anche la richiesta di garanzie per «l’utilizzo futuro e la valorizzazione della flotta storica». Così reagisce la Famiglia Comasca alle ultime notizie sul piroscafo Patria, per il quale si è battuta per decenni. Da un lato le condizioni di abbandono in cui si trova il natante (il restauro del 2013, costato 3,5 milioni, è da rifare) e, dall’altro, la partenza dei lavori in attesa del progetto esecutivo da 4 milioni che, promette la Navigazione, farà tornare il piroscafo a navigare nel 2026, anno del suo centenario.

«La Famiglia Comasca – dicono il presidente Daniele Roncoroni e l’ingegner Flaminio Borgonovo che da anni segue gli aspetti tecnici - che del Patria si è sempre occupata dal 1990, accoglie con cauto ottimismo le informazioni che la Navigazione ci fornisce. La cautela è imposta non tanto dai ritardi accumulati (è stato portato a Tavernola 14 mesi fa) quanto dalla poca trasparenza avutasi fin ora attorno al progetto. È da tempo infatti che abbiamo richiesto, invano, all’Amministrazione provinciale e al nuovo Gestore della Navigazione Laghi, di avere lumi su intenzioni e progetti. Ricordiamo infatti che è stata proprio l’assenza di trasparenza che ha portato ai grossi errori che hanno vanificato i 3,5 milioni di euro spesi dalla Provincia per la ristrutturazione del 2013».

L’intervento di restauro portò il Patria a navigare, per qualche manifestazione, nel 2014, per poi bloccarsi di nuovo e rimanere così fino a oggi. L’associazione, che nel 1999 raccolse oltre 15mila firme per salvare il piroscafo, auspica inoltre di non trovarsi «di fronte al fatto compiuto» ma di essere coinvolta. E aggiunge che «in ballo non c’è solo la ristrutturazione del piroscafo, ma soprattutto il suo utilizzo futuro e la valorizzazione della flotta storica, in vista del fatto che nel 2026 cadrà non solo il centenario dei due piroscafi gemelli, Patria e Concordia, ma lo stesso anniversario della nascita, due secoli fa, della navigazione a vapore del lago di Como».

Lamentano il fatto, ad esempio, che le uscite del Concordia sono sporadiche e che «soltanto gli sforzi di Mario Gavazzi, il portavoce dei “Dampferfreunde” di Lucerna che si informa continuamente presso la Navigazione, consentono da anni di far conoscere, con qualche giorno di anticipo, gli orari di uscita agli amici che ricevono i suoi bollettini via email».

La preoccupazione guarda insomma al futuro: «Temiamo che il “Patria”, dopo una ulteriore ristrutturazione del costo previsto di 4,5 milioni di euro, venga relegato a dividere le poche uscite che effettua ora il “Concordia”, praticamente inaccessibile al grande pubblico e senza alcuna speranza di poter recuperare il grosso investimento. La flotta storica è un bene emblematico del nostro lago ed è necessario che venga valorizzata in un corretto piano di impiego, turistico e culturale, oltre che di puro trasporto. Continuiamo ad attendere qualche risposta».

Ieri è intervenuta anche Laura Bordoli il cui padre Piercesare è stato l’anima della battaglia dell’associazione per salvare il Patria negli anni Novanta e Duemila. «Rimango moderatamente ottimista – dice – Spero che a settembre ci sarà la possibilità di capire il progetto e che si possa magari dare qualche consiglio per avere le soluzioni migliori per i turisti, ma anche per i comaschi. Di soldi ne sono stati e ne saranno spesi, ma il Patria deve navigare stabilmente. Mio padre, se fosse qui, avrebbe dato fiducia ma a fronte di un progetto. Nell’ultimo periodo ha sofferto molto anche per essere stato messo da parte. Non agiva per protagonismo, ma per dare una mano a tutelare un gioiello del territorio».

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