Il primario porta con sé tutti i colleghi: una “moda” che svuota interi reparti

Sanità Sempre più spesso le equipe si muovono in blocco: il caso di Ortopedia al Sant’Anna: «Ora è prassi, altrimenti all’arrivo trovi il deserto». «C’è tanto mercato, vai dove puoi crescere»

Cambia il primario e si sposta con lui buona parte del reparto. Gli ospedali ormai si contendono gli specialisti.

È divenuta quasi una prassi: nominato un nuovo responsabile, gli specialisti a lui più vicini - quando non l’intera équipe - si muovono insieme andando a colmare altrove un vuoto d’organico.

L’ospedale Sant’Anna, rimasto a corto di ortopedici tanto da dover fare ricorso ai medici a gettone, attende da agosto l’arrivo di un nuovo primario, Filippo Maria Surace, già direttore della stessa specialità a Cittiglio ed Angera. L’Asst Lariana ha già avviato le pratiche per assumere anche quattro specialisti che da tempo lavorano con il medico, che è anche responsabile della scuola di specializzazione all’università dell’Insubria. La struttura varesina perso il primario deve ancora nominare il nuovo responsabile, tramite un concorso in itinere e non più su indicazione dell’ateneo, cercando comunque di dare una continuità. Altro esempio, non molto tempo fa dall’ospedale di Erba se n’era andato il primario di chirurgia insieme ai suoi collaboratori e il reparto praticamente si era fermato, in attesa di un nuovo responsabile forte dell’aiuto del suo team.

Le testimonianze

«Ormai è la prassi – spiega Fabrizio Lentini, per anni anestesista al Sant’Anna poi trasferitosi all’Asst Ovest Milanese –. Noi anestesisti per esempio siamo talmente pochi negli ospedali che possiamo scegliere di cambiare sede anche dal giorno successivo. Chiaramente i primari cercano di portare con loro le persone di cui hanno fiducia, per colmare il vuoto nell’ospedale in cui arrivano».

«Una volta il nuovo primario si trovava il reparto pieno di specialisti e giovani leve, adesso in genere trova il deserto o quasi – commenta Paolo Furgoni, urologo uscito due anni fa dal Sant’Anna insieme a diversi colleghi – E del resto adesso i medici hanno molto mercato, mentre prima spostarsi non era così semplice e immediato». Ci sono poi delle équipe molto affiatate. «Data la carenza di medici ospedaliera ci sono molti movimenti fisiologici – suggerisce Giovanni Russo, cardiologo già in forze al Sant’Anna – Ci sono stati spostamenti di intere squadre anche da ospedali blasonati, per esempio dal Sacco al Policlinico. E dove resta il vuoto occorre trovare un nuovo team. Dunque è un bene che l’ospedale di Como abbia trovato una ortopedia pronta all’uso, per formare un nuovo reparto da zero serve molto tempo».

Scenario mutato

Le cose sono cambiate in particolare nell’ultimo lustro. «Prima del Covid gli organici erano meno in crisi – dice Gianluca Botto, altro cardiologo con un passato all’Asst Lariana –. Molti stanchi delle notti e dei turni pesanti si sono spostati nel privato. Ora per gli specialisti ospedalieri ci sono tante alternative che non esistevano. C’è chi sceglie al netto dello stipendio la possibilità di crescere e lo fa magari insieme ad un primario che lo valorizza. Dunque secondo me non è irragionevole che un gruppo di colleghi che si stimano decida di spostarsi insieme, anzi può essere un fatto positivo. Poi è chiaro: così si tappa un buco, ma se ne apre anche un altro. Più in generale oggi vanno alla caccia non del singolo specialista, ma dell’intera squadra».

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