Il questore ai tifosi: «Le violenze allo stadio non sono più tollerate»

Dopo i Daspo Calì e i provvedimenti contro gli ultras: «La città ha fatto uno sforzo enorme per garantire la A. Poche persone non possono rovinare uno spettacolo»

I dodici divieti di accesso allo stadio da uno a cinque anni notificati agli ultras del Como alla vigilia del match casalingo contro la Roma, sono «una risposta a un atteggiamento inaccettabile e, aggiungerei, incomprensibile: un’aggressione inutile e assorda contro le forze di polizia» al termine del derby con il Monza. Più che un appello quello del questore di Como, Marco Calì, è un vero e proprio messaggio rivolto ai tifosi lariani: «La nostra risposta di fronte a ogni genere di violenza sarà sempre immediata».

Gli scontro con il Monza

Nei giorni scorsi, come anticipato sul quotidiano in edicola ieri, i poliziotti della Digos hanno ultimato la notifica dei dodici Daspo ad altrettanti ultras accusati di aver preso parte degli scontri avvenuti tra via Borgovico e viale Rosselli dopo il match contro il Monza: «Quello che è avvenuto è sotto gli occhi di tutti: i tifosi del Monza erano ancora all’interno dello stadio, per cui gli incidenti sono stati un esercizio inutile di aggressione alle forze di polizia. L’iter dell’inchiesta - sottolinea il questore - non è chiuso qui, altri video sono al vaglio della Digos. Noi abbiamo voluto dare una risposta amministrativa immediata, alla quale seguiranno le decisioni dell’autorità giudiziaria per quanto riguarda l’aspetto penale».

Marco Calì è un grande appassionato di calcio - chi ha avuto modo di entrare nel suo ufficio non può non essersene accorto - ed è proprio di «passione» che parla quando pensa allo Sinigaglia: «Lo stadio è un luogo legami, di condivisione e di passione. E non è possibile accettare che un piccolo gruppo di violenti finisca per condizionare la passione sana della stragrande maggioranza dei tifosi che vuole godere lo spettacolo della serie A». Già alla vigilia dell’inizio del campionato il questore aveva lanciato un appello chiedendo entusiasmo ma niente violenza: «Lo sforzo che è stato fatto e che si fa in ogni partita non solo da parte nostra, ma da parte di tutte le componenti comasche, non è banale. E si riflette su tutta la città. Quindi anche dai tifosi più appassionati ci aspetteremmo e ci aspettiamo d’ora in avanti collaborazione, sotto questo aspetto».

L’appello

Il pensiero poi torna a questa estate e alla corsa contro il tempo per adeguare il vecchio Sinigaglia ai canoni minimi richiesti dalla serie A: «Tutte le istituzioni hanno lavorato per garantire l’ordine pubblico, la serenità della manifestazione, la viabilità, la compatibilità dello stadio con le normative. E - sottolinea Calì - è stato uno sforzo non da poco: il Sinigaglia è una struttura che ha i suoi anni e si trova in un ambiente che logisticamente è sotto gli occhi di tutti. Ma lo sforzo per far godere lo spettacolo del calcio dei comaschi è stato fatto, anche se non banale. Anche per questo, anzi a maggior ragione, è incomprensibile quello che è successo dopo la partita con il Monza».

Finora tutto era filato liscio: «L’eccesso di entusiasmo e l’eccesso di esuberanza vanno bene, ci stanno, ma l’aggressione inutile non è più tollerabile e ammissibile». E dopotutto «le linee guida dell’osservatorio» sulle manifestazioni sportive «sono chiare: non si può e non si vuole consentire che l’atteggiamento di pochi possa avere ripercussioni sugli altri, magari sulle famiglie. Il calcio è di tutti, non di pochi violenti».

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