Cronaca / Como città
Mercoledì 11 Settembre 2024
Il sindaco chiude le scuole: «Ma senza la città muore»
La polemica Opposizioni contro Rapinese sulla decisione di chiudere altri sei istituti tra il centro e i quartieri
Denatalità e urgenza di garantire agli studenti comaschi totale sicurezza - i due pilastri su cui la giunta ha basato le decisioni prese in merito al piano di organizzazione degli istituti scolastici - sono fatti che nemmeno le opposizioni mettono in discussione. Opposizioni che sollevano però un altro punto di vista sulla questione: chiusure sì, ma solo dopo un confronto democratico e un’attenta riflessione strategica sul reale valore delle scuole per i territori «che con la loro chiusura possono impoverirsi», come denuncia il Pd.
«Denatalità e fatiscenza degli edifici sono problemi che esistono, ma una buona amministrazione non può procedere per proclami senza confrontarsi con le esigenze delle famiglie, senza avere un’idea dell’identità da dare al centro storico, senza indicare la destinazione degli immobili liberati dagli alunni e nell’incapacità ormai cronica di portare a compimento nei termini previsti i lavori di ristrutturazione» è la riflessione di Vittorio Nessi, portavoce di Svolta Civica. Saranno otto le chiusure da qui al 2026: due già annunciate (la scuola dell’infanzia a Ponte Chiasso e la media “Don Milani” di Sagnino), cui si aggiungono quattro asili (Prestino, “Carluccio” di via Volta, via Varesina e salita Cappuccini) e due scuole primarie (via Perti e via Brogeda a Ponte Chiasso).
«Nessun confronto»
La critica delle opposizioni però non è nel merito della decisione presa ma nelle modalità utilizzate dalla giunta per arrivare sin qui «senza consultare dirigenti e famiglie e senza pensare che le scuole sono punti strategici di aggregazione sociale e sicurezza», chiosa Patrizia Lissi, consigliere del Pd.
Ed è proprio il Pd a rincarare la dose su questo punto, ribadendo l’importanza degli istituti scolastici come collante sociale, soprattutto nel centro città, dove sempre meno persone scelgono di trasferirsi anche a causa dei problemi derivanti dal caro affitti, legato alla crescita dei flussi turistici e dei numeri di case vacanza in città. «La Como “bed and breakfast” compie un altro passo per allontanarsi dai cittadini» commentano i consiglieri dem. «In alcuni casi l’accorpamento (di scuole, ndr.) è necessario, purché prima avvenga una valutazione e un confronto con i dirigenti scolastici, le insegnanti e i genitori. È il modo migliore per accorgersi delle criticità, ma ancora una volta il confronto non è avvenuto».
«Rapinese lottava per via Perti»
Un punto questo su cui nemmeno da destra si fanno sconti. A richiamarlo è Elena Negretti, consigliera in quota Lega: «Chiudere le scuole può essere un’operazione necessaria, ma se un’amministrazione lavora bene non rinuncia al confronto». E poi Negretti guarda al passato, al 2019 in particolare «quando Rapinese stesso, dai banchi dell’opposizione, invitava i genitori in aula consiliare per protestare dicendo che non si poteva proprio chiuderela scuola di via Perti, era troppo importante. E ora cos’è cambiato?»
MANCA ANCORA MOLTENI
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