Cronaca / Como città
Lunedì 09 Novembre 2020
Il Ticino non chiude bar e ristoranti
I medici non ci stanno: «Una farsa»
Annunciate ieri oltre confine le nuove norme anti Covid con il limite massimo di cinque persone a un incontro - Allarme dei sanitari del cantone: «In questo modo saremo costretti a scegliere chi curare»
«È l’ultima chiamata», ha affermato in modo perentorio il presidente del Governo di Bellinzona, Norman Gobbi, annunciando che dalla mezzanotte in Canton Ticino sono vietati gli assembramenti con più di 5 persone negli spazi pubblici (piazze, luoghi di passeggio, parchi) così come, sempre dalla mezzanotte, le manifestazioni pubbliche e private non potranno superare i 5 partecipanti. Il Governo cantonale ha dunque deciso di non intervenire sulle attività - bar e ristoranti restano aperti sino alle 23 (come da disposizioni federali) -, ma di rivolgersi alla sfera privata. E contrariamente a quanto avvenuto in primavera, per gli anziani - cui a fine marzo era stata vietato di recarsi personalmente a fare acquisti - è arrivata unicamente la raccomandazione «a limitare la frequentazione di strutture accessibili al pubblico».
C’era grande attesa per le decisioni «urgenti» annunciate per il pomeriggio da Palazzo delle Orsoline, ma alla fine la sensazione è che il Governo cantonale - che in primavera era stato il primo tra i Cantoni svizzeri ad annunciare il lockdown - questa volta abbia deciso di temporeggiare, nonostante l’avanzata inesorabile dei contagi, dei ricoveri e dei decessi. Ieri in Ticino si sono contati altri 186 contagi, con 6 nuovi decessi, che portano il totale ad un’incollatura da quota 400. «Altri Cantoni hanno già adottato misure restrittive forti - ha detto Gobbi -. Noi riteniamo importante che ognuno sia responsabile». Dal canto suo, il ministro ticinese della Sanità, Raffaele De Rosa ha fatto notare come «il numero dei contagi continua a crescere e le prospettive restano critiche. Anche i giovani vengono ricoverati, il più giovane oggi presente in terapia intensiva ha 33 anni. Cercheremo collaborazione con i Cantoni che hanno provveduto a diminuire la loro attività, se questo non sarà possibile, ci toccherà precettare personale sanitario. La seconda ondata sarà più lunga della prima».
Tra le misure annunciate ieri da Bellinzona, figura anche il limite di 30 persone per cerimonie religiose, funerali e matrimoni. Tra le eccezioni - dove resta in vigore il “liberi tutti” - figurano le attività sportive fino a 16 anni e le competizioni professionistiche.
Immediata la reazione dell’Ordine dei medici cantonale all’annuncio delle nuove misure da parte del Governo di Bellinzona (da segnalare anche la richiesta al ritorno di “situazione straordinaria” inoltrata a Berna, questo per garantire massima autonomia al Cantone). «Sono provvedimenti che fanno ridere - ha affermato ai microfoni della Rsi il presidente dell’Ordine dei Medici, Franco Denti -. Non basta ridurre il numero delle persone che possono riunirsi. Tra qualche settimana dovremo decidere chi curare e chi no».
L’Ordine cantonale dei Medici si è spinto anche oltre, diffondendo nel pomeriggio una lettera aperta - rivolta alla popolazione - in cui si parla di «potenziale collasso dei nostri ospedali a breve». Ma c’è una frase che meglio di altre inquadra il momento difficilissimo che stanno attraversando il Ticino e in quota maggiore altri Cantoni (come il Vallese o Ginevra): «Occorre evitare in ogni modo una catastrofe sanitaria come quella che stiamo purtroppo osservando in altri Cantoni della Svizzera, dove i letti sono finiti e, quando è possibile, i pazienti vengono trasferiti altrove. Ogni minuto, ogni scelta politica e ogni singolo comportamento conta e può essere determinante per scongiurare il peggio». Dai medici l’appello con tutti crismi possibili dell’urgenza «ad evitare, in pubblico e in privato, contatti al di fuori del nucleo familiare», ma anche da un lato a «tenere distanza sociale, pulire le mani e indossare la mascherina» e dall’altro «a favorire in ogni circostanza possibile il telelavoro». Sempre ieri, il ministro ticinese De Rosa ha annunciato che «aumentare la capacità degli ospedali, in relazione all’emergenza Covid-19, individuando complessivamente 600 posti letto. Se questo non sarà possibile, andremo progressivamente a bloccare l’attività chirurgica non urgente».
Dal ministro è arrivata anche una puntualizzazione su contagi nelle Rsa, che a ieri hanno toccato quota 170.
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