Il tribunale dice no alla perizia per l’assassino di Yuri: al via il processo

Il caso Straniero, irregolare sul territorio nazionale, strangolò il giovane comasco a Milano. Ieri il rinvio a giudizio, di fronte alla corte d’Assise. Rimane ancora il mistero sul movente

Respinte tutte le istanze presentate dalla difesa e imputato rinviato a giudizio di fronte alla Corte d’Assise di Milano, in un processo che si aprirà a fine giugno. Si è conclusa così, ieri pomeriggio, l’udienza di fronte al giudice del palazzo di giustizia meneghino con al centro dell’attenzione l’uccisione di Yuri Urizio, il cameriere di Como di 23 anni ucciso strangolato al termine di una serata in Darsena a Milano.

L’episodio

Alla sbarra c’è Cubaa Bilel, tunisino di 29 anni che il 13 settembre, secondo quanto riportato dal capo di imputazione, aveva aggredito il cameriere comasco «a mani nude» prima «percuotendolo» e poi «stringendogli il collo per un tempo prolungato fino a determinarne il soffocamento». Yuri aveva lottato per due giorni in un letto d’ospedale del Policlinico prima di arrendersi alle gravi ferite riportate quando era il 15 settembre 2023. Ieri mattina, all’apertura dell’udienza (in aula c’era anche il tunisino) la mamma della vittima si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Fabio Gualdi che aveva chiesto, tramite una propria memoria, di contestare almeno l’aggravante dei futili motivi. E sempre in aula, la parte civile ha chiesto anche – a sorpresa – di citare come responsabile civile per l’accaduto sia il sindaco di Milano sia il ministero dell’Interno, «per non essere stati in grado – è stata la spiegazione del legale – di garantire la sicurezza dei cittadini», essendo tra l’altro Bilel in Italia da irregolare. Istanza che non è stata accolta («ma proseguiremo nella nostra battaglia», ha detto l’avvocato Gualdi) per l’assenza, secondo il giudice, del necessario rapporto diretto tra l’imputato e il presunto responsabile civile.

La parola è poi passata alla difesa, con l’avvocato Marco Ciocchetta che ha chiesto prima una perizia su un presunto «disturbo psicotico» dell’imputato, poi un percorso di giustizia riparativa per il tunisino. Richieste che sono state respinte per la mancanza di presupposti. Come ultima istanza, la difesa ha chiesto il rito abbreviato subordinato ad una ulteriore perizia medica sull’esatta causa della morte, anche questa rigettata. Si è quindi arrivati alla discussione, con la difesa che non ha optato per riti alternativi venendo infine rinviata a giudizio di fronte alla Corte d’Assise di Milano.

Le molestie e la smentita

L’aggressione mortale di Yuri Urizio avvenne a Milano il 13 settembre di un anno fa. Il ragazzo comasco, residente in via Mentana ma che nel capoluogo meneghino lavorava, era stato aggredito e soffocato al termine di una lite. Un omicidio in cui non è mai stato chiarito il movente, non avendo il tunisino saputo spiegarlo. Aveva parlato, infatti, di presunte molestie da parte di Yuri ad una ragazza ucraina che vendeva cioccolata in Darsena. Ma era stata la stessa ragazza, sentita dalla polizia, a smentire: «Il ragazzo non è mai stato aggressivo, non mi ha mai messo le mani addosso... Non ha fatto nessun gesto aggressivo o volgare».

Le indagini tra l’altro avevano permesso di ricostruire che la sera stessa il tunisino aveva avuto un diverbio anche in un altro bar, e che già due ore prima dei fatti si era incrociato con Yuri: «Forse gli avrò chiesto una sigaretta, incontro tante persone», aveva detto l’arrestato.

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