Il truffatore di anziani patteggia, ma resterà in cella

L’inchiesta Formalizzato l’accordo tra difesa e Procura: niente sospensione condizionale. Aveva derubato un pensionato di 95 anni. Tradito dai pantaloni della Juventus

Il patto è chiaro: se il truffatore di anziani vuole patteggiare il suo reato, si scordi la sospensione condizionale. Tradotto: la pena la dovrà scontare in carcere. Troppi precedenti. Troppo grave il fatto contestato: l’aver terrorizzato un pensionato facendogli credere che il figlio avesse avuto un grave incidente e che per toglierlo dai guai servivano soldi. Tanti soldi.

Alla fine l’accordo s’è fatto e il legale di Alessandro D’Ambrosio, 45 anni, residente a Casalnuovo di Napoli, arrestato lo scorso febbraio dai poliziotti della squadra mobile della Questura di Como, ha formalizzato la proposta di patteggiamento per il suo assistito: 1 anno e 8 mesi di carcere, senza alcuna sospensione condizionale della pena.

La truffa

La storia che ha portato all’arresto prima e - ora - alla formalizzazione del patteggiamento (vale la pena ricordare che, codice alla mano, il patteggiamento consente di abbattere di un terzo la pena finale, che quindi nel caso di specie avrebbe dovuto essere di due anni e mezzo) affonda le radici nel pomeriggio del 27 novembre scorso. Sul cellulare di ultranovantenne comasco (un uomo di 95 anni, per la precisione) arriva la telefonata di un sedicente avvocato, che racconta di un incidente avuto del figlio del pensionato, in cui una donna è rimasta ferita in modo molto grave. Il figlio, racconta il truffatore, è stato arrestato dai carabinieri perché era fuggito e ora per liberarlo era necessario pagare una cauzione da 10mila euro. Tutti in contanti? No, risponde: anche i gioielli e l’oro tornano utili.

L’uomo aveva messo via dei risparmi per pagare gli studi della nipote. Ma, ovviamente, il timore per un figlio in carcere lo convince a usare quel denaro per aiutarlo, senza immaginare fosse tutta una truffa.

L’inchiesta

Acconsente a pagare diverse migliaia di euro e subito il falso avvocato dice: arriverà un collaboratore a ritirare i contanti. A casa del pensionato, che abita in convalle, si presenta un uomo bassino, barba folta, stempiato, con addosso i pantaloni della tuta della Juventus. Ritira il denaro e sparisce.

La descrizione dell’esattore degli sciacalli è sufficiente agli uomini della squadra mobile per far partire l’indagine, a partire dalle immagini delle telecamere posizionate tra via Milano e via XX Settembre, dove la consegna dei soldi era avvenuta. I video rimandano l’immagine di un uomo che ricorda la descrizione del truffatore. L’uomo entra in un bar e i poliziotti recuperano anche le telecamere del sistema di videosorveglianza interno, con tanto di audio. L’accento è napoletano. Il volto viene inserito nel sistema Sari, quello di riconoscimento delle immagini facciali. Ne emerge una compatibilità al 58% con Alessandro D’Ambrosio. Ovviamente non è sufficiente, a la prova del nove arriva dopo aver seguito passo dopo passo tutti gli spostamenti dell’uomo attraverso le videocamere. Si scopre che era stato a Vercelli e lì era stato fermato e identificato. Anche in quell’occasione indossava pantaloni della Juventus. Da qui alle manette il passo e breve. Ora il patteggiamento.

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