
Cronaca / Como città
Mercoledì 23 Aprile 2025
In centinaia alla Veglia in Duomo: «La Chiesa è ancora guida morale»
Ieri sera Il vicario generale Ivan Salvadori ha presieduto la celebrazione: gremite le navate. «Soprattutto oggi abbiamo bisogno di una parola che ci aiuti a ricordare il mistero della vita»
Como
«Pregate per me» è forse l’istruzione più chiara e ricorrente che papa Francesco ha lasciato al mondo. E così ieri sera, nella luce del Duomo, centinaia di fedeli provenienti da tutta la Diocesi si sono riuniti per seguirla, con una veglia di preghiera in suo suffragio. Anche se la celebrazione è iniziata alle 20.45, le sedie della cattedrale si sono riempite già dalla mezz’ora precedente, mentre il coro eseguiva alcuni brani di prova.
Il momento di preghiera
«Una luce a cui guardare»
In effetti quella di ieri sera è stata una celebrazione organizzata in pochissimo tempo, mentre il cardinale Oscar Cantoni si apprestava a partire per Roma. Il momento di preghiera è stato quindi presieduto da monsignor Ivan Salvadori, vicario generale, che dopo alcune formule e letture bibliche, ha diffuso all’interno del Duomo le sue parole. «Papa Francesco per 12 anni ha guidato la Chiesa di Cristo offrendo, al mondo disorientato, una luce alla quale guardare: quella di Cristo, che illumina ogni uomo», ha detto Salvadori. Ieri sera, all’invito di quella stessa luce, hanno risposto centinaia di fedeli e alcune autorità sedute in prima fila, tra cui il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Marco Calì e il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Michele Donega.
«La determinazione del Papa che, debole e fragile, sfigurato in volto dalla malattia, non ha voluto rinunciare a un ultimo abbraccio alla Chiesa e al mondo»
Nel silenzio della basilica ormai piena, il monsignore ha poi ricordato uno degli istanti più ripresi dai media, che rimarrà per sempre nella mente di fedeli e non: l’ultima apparizione di papa Francesco. Era la domenica di Pasqua quando il pontefice si affacciava per l’ultima volta dal loggiato di San Pietro, lo stesso dal quale tutto iniziò nel lontano 2013, la sera della sua elezione. Stavolta, nell’impartire la sua benedizione finale, «abbiamo potuto ammirare ancora una volta la determinazione del Papa che, debole e fragile, sfigurato in volto dalla malattia, non ha voluto rinunciare a dare un ultimo abbraccio alla Chiesa e al mondo».
Partecipazione di una comunità
Nella mattinata di lunedì, quando la notizia del suo decesso ha iniziato circolare, una cosa è stata presto chiara: «Il papa e la Chiesa sono ancora, per il mondo, una guida morale e spirituale - ha detto Salvadori, - soprattutto oggi, mentre il mondo si lascia avvolgere dalle tenebre della guerra, della distruzione e dell’egoismo». Papa Francesco «per un singolare disegno è stato chiamato dal Signore proprio all’inizio della settimana eucaristica pasquale della misericordia, istituita dal vescovo Cantoni. A noi comaschi non può sfuggire questo legame» ha poi aggiunto il monsignore. Proprio come Giovanni Paolo II, Francesco sarà ricordato per aver «reso visibile che la forza del ministero non dipende dalle energie umane, ma si basa sulla partecipazione interiore alla croce di Cristo e alle sue sofferenze». In effetti ciò che non è mancato ieri sera è proprio la partecipazione, perché tra i banchi della cattedrale, il lutto e la tristezza, finora vissuti individualmente, si sono fatti corali.
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