In memoria di don Roberto
«Nei suoi occhi c’era Dio»

Como: le voci di chi ha lavorato con il parroco nell’anteprima del cortometraggio trasmesso su Youtube: «Nessuno più come lui» GUARDA

«Ridha con don Roberto aveva un rapporto di amore-odio. Il momento prima lo insultava, poi tornava sui suoi passi e gli chiedeva un caffè. È successo anche una settimana prima che lo uccidesse, l’ho visto con i miei occhi», testimonia Luigi Nessi: «Conoscevo questa persona, era sempre molto aggressiva. Ogni volta che se ne andava, ammetto che tiravo un sospiro di sollievo. So che don Roberto l’ha già perdonato. Avrebbe detto che non era colpa sua, che anche lui era una vittima».GUARDA IL VIDEO SU YOUTUBE

Luisa Marzorati è una volontaria che con don Roberto Malgesini ha condiviso tanti incontri e tanti servizi. Era spesso al suo fianco anche durante il giro in cui si raccoglieva il pane per la mensa della sera. La sua e quella di Luigi Nessi sono solo due delle voci che si intrecciano nel cortometraggio che Missio e Il Settimanale della Diocesi hanno realizzato per raccontare la figura di questo sacerdote, ucciso dalla mano di una delle persone che aveva sempre aiutato, Mahmoudi Ridha appunto.

Ricordava i compleanni di tutti

Martedì sera, in diretta Youtube, circa 400 persone hanno assistito all’anteprima del documentario. Sette testimonianze, perfettamente accordate tra loro, hanno restituito un ritratto corale del sacerdote. Hanno mostrato ancora una volta, (già era successo al rosario e ai funerali di don Roberto), quanto forte e capillare sia la rete d’amore che lui stesso ha saputo tessere in anni di vita accanto ai più fragili. «L’evangelizzazione passa dagli occhi – parla durante l’intervista video il vescovo, Oscar Cantoni –. Gli occhi di don Roberto parlavano a chiunque incontrasse. Ad ognuno di loro veniva spontaneo chiedersi come mai questo fratello è così sereno? Come mai si occupa di me? Come trova sempre tempo per aiutarmi? In questo modo don Roberto mostrava che ogni persona è importante per Gesù, diventava presenza nella loro vita».

I ragazzi che dormivano in strada don Roberto li conosceva tutti, nome per nome, storia per storia. Nessuno doveva rimanere indietro. «Mi stupivo ogni volta – continua Luisa Marzorati – Arrivava e diceva: “Oggi facciamo gli auguri ad Hamed, oggi a...”. Si ricordava le date di nascita di tutti. Ha intrecciato la sua vita con le vite degli invisibili di Como, anche con quelli più difficili, nessuno escluso. Se gli dicevo: “Ma don questo uomo è arrogante, pretende…” Lui rispondeva: “È un disperato, bisogna volergli più bene”. Se gli dicevo: “Al campo rom una ragazza è rimasta incinta a 16 anni e la sua famiglia festeggia, dopo il test di gravidanza sono scoppiati in un applauso”. Lui diceva: “È la loro cultura, è bella questa cultura”. Mi ha lasciato la voglia di camminare sui suoi passi». Chi ha avuto aiuto da don Roberto non lo dimentica. Paul racconta che l’incontro con il sacerdote «è stato come bere acqua. Ha ascoltato i miei problemi e poi mi ha detto di stare tranquillo che sarebbe andato tutto bene».

«La tenerezza di Dio»

Gai Algie è stato il primo a soccorrerlo e a trovarlo a terra in una pozza di sangue. Il sacerdote in fin di vita ha avuto anche la forza di ringraziarlo per aver chiamato l’ambulanza. Oggi non si rassegna a una perdita così grande: «L’ho conosciuto il primo giorno in cui sono arrivato in Italia, ero seduto proprio vicino a dove lo hanno ucciso. Non ci sarà nessuno come lui, perché don Roberto era amore. Si inginocchiava a curare i piedi di tutti. Se riceveva in dono qualcosa, soldi come un telefono, un minuto dopo aveva già trovato qualcuno di bisognoso a cui donarla. La sua morte è stata un terremoto del cuore. Ma noi dobbiamo far vivere il suo messaggio, unirci». Anche Jacob ha un ricordo indelebile da condividere, poche parole ma sentite: «Si vedeva che faceva il prete per amore. Nei suoi occhi c’era tanta serenità. Non mi ha mai detto di no quando avevo necessità di un aiuto».

«Vedevo nei suoi occhi la tenerezza di Dio - confida in chiusura di documentario lo stesso vescovo -, nel suo volto, nel suo sorriso. Era un uomo di grande preghiera, viveva una relazione intensa con il Signore e il frutto di questo incontro si prolungava nella sua azione apostolica».

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