Dagli ospedali ai centri residenziali, in psichiatria non c’è posto per i minori

Sanità Il caso del giovane “parcheggiato” al Ps del Sant’Anna accende i riflettori su un problema. In Lombardia non più di sei reparti attrezzati. Impossibile anche trovare posto in comunità

«Pochi letti per minori psichiatrici».

L’adolescente fermo in Pronto soccorso da otto giorni è stato sistemato in uno spazio più idoneo all’interno della Pediatria. Nonostante gli sforzi del Sant’Anna questo ragazzo con disturbi psichiatrici ha comunque bisogno di essere collocato in una struttura dedicata.

Non nel reparto degli adulti, soluzione che molte Psichiatrie seguono comunque a fronte di stringenti necessità, bensì in Neuropsichiatrie infantili dotate di degenza.

Liste d’attesa bloccate

«Ma in Lombardia questi reparti sono solo cinque – racconta Cristiano Termine, primario della Neuropsichiatria infantile di Varese – massimo sei. Ciascuno ha una decina di letti per acuti. Detto che la nostra Regione è una delle più attrezzate il bacino di posti arriva in totale a una sessantina di posti, largamente insufficienti per coprire un bisogno di cura purtroppo sempre più frequente. A volte alcuni ospedali si arrangiano con le pediatrie, i pronto soccorso o con le psichiatrie per adulti. Soprattutto perché i pochi nostri posti letto vengono spesso bloccati per mesi e mesi dai giovani ricoverati. Infatti le loro condizioni mentali sono tali da non consentire una dimissione, non certo a casa. Le comunità protette sul territorio hanno liste d’attesa lunghe se non bloccate. I costi tramite privati sono per molti inaccessibili. Dunque il problema è reale».

Il Mondino a Pavia, il San Gerardo a Monza, gli Spedali civili di Brescia e il San Paolo a Milano, a tutti questi ospedali l’Asst Lariana ha domandato se c’è un letto per il giovane ricoverato da ormai più di una settimana.

Per le famiglie la ricerca di un posto, prima in ospedale, poi in una comunità, non ha spesso esito.

I centri residenziali in molti casi seguono gli stessi ragazzi durante il corso della vita, si tratta di persone che hanno per anni e anni bisogno di aiuto. Quindi il termine lista d’attesa finisce per avere poco senso.

«Quello che posso dire intanto è che questa purtroppo è una storia che si ripete – racconta Tommaso Elli, parente di un ospite e membro del direttivo di Cascina Cristina, struttura del Canturino che accoglie giovani e adulti con autismo – da familiare assicuro che è accaduto anche a noi. E non si può che condividere l’amarezza per una situazione inaccettabile. Di contro però dico anche che scaricare la rabbia aiuta nell’immediato, ma non risolve questo annoso problema. Occorre invece cercare di costruire mura e relazioni affinché progetti come il nostro vadano davvero in porto».

A disposizione

Famiglie, associazioni, terzo settore e istituzioni unite per garantire a questi minorenni assistenza sanitaria. «Nella nostra associazione ci sono famiglie che portano con fatica pesi paragonabili – dice Francesca Cappello, presidente dell’associazione Diversamente Genitori – e immedesimarsi in questa storia per noi non è così difficile. Ci mettiamo a disposizione, anche fosse solo per un supporto. Abbiamo ideato un progetto rivolto ai fratelli e alle sorelle di questi ragazzi che a casa hanno bisogno di serenità. Inoltre collaboriamo molto bene con la Pediatria del Sant’Anna e per quanto possiamo ci proponiamo di dare il nostro contributo».

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