In ritardo per una visita: «Mia figlia lasciata un’ora fuori dall’aula»

Scuola La denuncia della mamma di una studentessa di terza del liceo Teresa Ciceri. Il preside: «Regole per garantire il corretto svolgimento delle lezioni e non interromperle»

Nella città che corre, tra lavoratori pendolari e studenti che arrivano da fuori città, i ritardi dovuti a guasti dei mezzi pubblici o al traffico possono giocare brutti scherzi. È capitato ieri a una studentessa del terzo anno del liceo Teresa , che, dopo una visita medica all’ospedale Sant’Anna, accompagnata dalla madre, non è riuscita ad arrivare a scuola in tempo per la campanella della terza ora e per via del ritardo non è potuta entrare in aula.

Regolamento inflessibile

«Ho chiamato più volte la scuola chiedendo che facessero uno strappo alla regola e le permettessero di entrare in classe, ma così non è stato, nonostante le ragioni del ritardo fossero serie e ci fosse un genitore presente a giustificare la ragazza» spiega la madre.

La regola in questione è in vigore al liceo Ciceri da diversi anni. A ricordarla è il preside Vincenzo Iaia: «Da regolamento alla prima ora è ammesso un ingresso con ritardo fino alle 8.10, poi però se si arriva in ritardo alle ore successive, come è successo a questa ragazza che è arrivata alle 10.05 quando la campanella suona alle 9.50, non è ammesso l’ingresso e si deve attendere l’inizio dell’ora successiva». Una posizione inamovibile, che la madre della studentessa ha provato più volte a cambiare telefonando la segreteria, senza però riuscire a ottenere nulla.

«Bisogna dare un po’ di ordine e garantire il corretto svolgimento delle lezioni, altrimenti sarebbe un’interruzione continua, anche perché non basta aprire la porta allo studente, il professore deve anche ogni volta segnare il ritardo sul registro elettronico. Questa regola c’era prima che diventassi preside e l’ho mantenuta, mi sembra di buon senso». L’unica eccezione consentita riguarda i casi in cui siano diversi gli studenti in ritardo per via di gravi problemi ai trasporti pubblici.

In ordine sparso

Nelle scuole comasche la gestione dei ritardi non segue una regola fissa e condivisa, piuttosto ogni preside ha fissato dei paletti e delle fasce di tolleranza per gli studenti che arrivano tardi a scuola. Alla Da Vinci Ripamonti chi arriva dopo 20 minuti dal suono della campana entra in classe durante il cambio dell’ora successivo. La dirigente scolastica, Gaetana Filosa, spiega le motivazioni della regola: «Purtroppo i ritardi dei trasporti sono un problema di tutto l’anno. Gli studenti che arrivano in ritardo, possono aspettare il cambio dell’ora in uno spazio dedicato, che nella sede centrale è lo spazio mensa».

Un simile meccanismo è stato scelto anche dalla preside dell’I.T.I.S. Magistri Cumacini, Laura Francesca Rebuzzini: «Fino alle 8:10 si entra in classe e si giustifica il ritardo. Oltre questo orario, gli studenti devono aspettare in corridoio ed entrano alle 9.00 per non interrompere la lezione durante tutta la prima ora». Questa regola ha tuttavia un’eccezione: «Quando ci sono ritardi segnalati, importanti e che coinvolgono tanti alunni della classe, allora chiaramente possono entrare dopo».

Diverso, invece, il caso del Liceo Giovio, dove chi arriva in ritardo può sempre entrare in classe, anche dopo i 20 minuti. Il preside Nicola D’Antonio spiega che «i ritardi sono tanti e variegati» perciò è impossibile mettere una regola unica. Qui le lezioni iniziano alle 8.00, ma se gli orari di bus e treni rendono difficile passare il badge in tempo «c’è la possibilità di chiedere il permesso di ritardo permanente».

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